Quella del 2025 “non sarà una manovra lacrime e sangue” ha cercato di rincuorare il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, forse consapevole però che l’unico che soffrirà nel processo della formazione della nuova legge di Bilancio potrebbe essere proprio lui. Lo dimostrano le continue richieste dei partiti, che sembrano non comprendere che i paletti posti dal Ministero sono figli della situazione economica italiana e non delle semplici prese di posizione di un singolo ministro. Di questo sembra essere consapevole Giorgia Meloni che, in quanto premier, continua a cercare di trovare un equilibrio, per accontentare tutti.
Uno dei terreni più spinosi, in cui addirittura nessuno potrebbe uscire soddisfatto, è quello delle pensioni. Un tema delicato e complesso, su cui il governo riflette da settimane, prendendo in considerazioni tutte le ipotesi presenti, affinché nella prossima manovra gli assegni pensionistici abbiano il valore che meritano. Questo argomento è dunque divenuto uno dei cavalli di battaglia della Lega e di Forza Italia, che continuano a proporre le loro soluzioni, senza tenere in considerazione il gravoso problema dei fondi finanziari.
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Da un lato, il Carroccio vorrebbe far approvare la cosiddetta “Quota 41“, ovvero il pensionamento anticipato con 41 anni di contributi e nessun vincolo di età, dall’altro i forzisti continuano a spingere per l’aumento dell’assegno minimo pensionistico, per garantire finalmente ai percettori uno stile di vita che sia vivibile e soprattutto godibile. Il Mef, in questi giorni, starebbe tentando una serie di simulazioni, per comprendere quale delle proposte possa essere la più papabile, anche se lo scoglio dei 3mila miliardi di debito pubblico continua a preoccupare Giorgetti.
Pensioni, l’ipotesi del governo rifiutata dalla Lega
Davanti alla possibilità di una modifica del sistema pensionistico, il Mef starebbe valutando una serie di soluzioni che non aggraverebbero eccessivamente il carico economico sulle spalle dello Stato. Una delle ipotesi, quella che sembra maggiormente applicabile, vedrebbe l’allungamento delle “finestre mobili“, ovvero il lasso di tempo compreso tra la maturazione del diritto alla pensione e il momento in cui effettivamente si può riscuotere il primo assegno. Il Ministero, quindi, vorrebbe allungare questo periodo di 6 o 7 mesi, facendo così risparmiare circa un miliardo e mezzo l’anno alle casse dello Stato.
In questo modo, potrebbe risultare fattibile la proposta del Carroccio. I leghisti, però, non appena scoperta la possibilità, hanno da subito mostrato la loro contrarietà. “Non è tempo di allungare la soglia” ha tuonato Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro della Lega, sostenendo che per il momento “le finestre sono intoccabili“. Il partito di Matteo Salvini, infatti, da anni porta avanti una battaglia contro ogni tipo di inasprimento dei requisiti per il pensionamento anticipato, come dimostra anche la loro ultima proposta della “Quota 41“.
Durigon, poi, avrebbe espresso una serie di dubbi sulla nuova Ragioneria di Stato, dichiarando: “Io non so se c’è qualcuno che cerca sempre di trovare numeretti e quindi innalzare questa soglia, ma credo che oggettivamente non è tempo di poterla aumentare“.
La discussione al prossimo vertice
Il prossimo 30 agosto, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini si incontreranno. Come confermato da tutti e tre, sembrerebbe che l’argomento prioritario della riunione sarà proprio la manovra finanziaria. Non si esclude, quindi, che i tre leader possano affrontare anche il capitolo delle pensioni. Spetterà dunque al premier cercare di riportare su un piano di realtà le proposte dei due alleati. Anche Forza Italia, infatti, propenderebbe per una modifica del sistema pensionistico che andrebbe ad aggravare il bilancio dello Stato.
La proposta dei forzisti, infatti, è quella di aumentare la soglia delle pensioni minime, portandola da 615 euro a circa mille euro al mese. Un obiettivo complesso su cui per ora il ministero dell’Economia non si è espresso. Le riunioni sulla manovra, infatti, avranno inizio la prossima settimana e sembrerebbe che entro il 20 settembre Giorgetti presenterà il Piano strutturale di bilancio, in cui sarà indicato un percorso della durata di 7 anni per il risanamento dei conti pubblici.
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