La Lega ha sempre avuto l’obiettivo di riformare il sistema pensionistico e per questo aveva proposto il progetto quota 41, ovvero andare in pensione avendo solo 41 anni di contributi, a prescindere dall’età. Questa proposta non era stata però accettata perché troppo rischiosa per i conti pubblici. Ora Matteo Salvini e il sottosegretario al Ministero del Lavoro Claudio Durigon stanno lavorando a una variazione di quella proposta: la quota 41 light.
Pensioni: la quota 41 light
La Lega per riformare il sistema pensionistico vuole superare la Legge 92/2012 – riforma Fornero. Quindi si vuole studiare un piano che prevede la sostituzione della quota 103 – 62 anni e 41 anni di contributi – con la quota 41 light. L’obiettivo è il calcolo dell’assegno solo in maniera contributiva.
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A oggi il sistema del calcolo previdenziale cambia secondo l’anzianità contributiva che un lavoratore ha maturato al 31 dicembre 1995. A chi ha almeno 18 anni di contributi si può applicare il criterio misto, quindi retributivo per l’anzianità maturata fino al 31 dicembre 2011 e contributivo per l’attività svolta dopo il 1 gennaio 2012. Per tutti gli altri si applica solo il criterio contributivo.
La Lega vorrebbe quindi eliminare il criterio misto, per rifarsi solo sui contributi versati durante la vita lavorativa. Uno dei vantaggi sarebbe la riduzione dei costi della riforma. Il Carroccio deve quindi dimostrare che i costi sono sostenibili così da poter inserire la riforma nella Legge di Bilancio 2025.
Ma la Cgil non è convinta di questa proposta, perché potrebbe portare a un taglio dell’assegno pensionistico tra il 15 e il 30%.
La prudenza della maggioranza
La maggioranza non accoglie questa proposta con grande entusiasmo, ma ci va piano, con prudenza. Ma comunque nessuno rifiuta a prescindere la proposta di Salvini.
Lo stesso ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti – Lega – ha dichiarato che eventuali interventi devono “essere coerenti con la sostenibilità complessiva della finanza pubblica”. Il governo afferma che “in questa finanziaria dovremmo soprattutto trovare il modo di reperire fondi piuttosto che decidere come spenderli”.
Alessandro Cattaneo dichiara che “sul tema pensioni come Forza Italia, la nostra attenzione è sempre quella di proseguire nell’aumento delle minime. Siamo consapevoli che sarà una Finanziaria in cui la principale sfida darà trovare le risorse ma per noi, come forza liberale, questo rappresenta anche una occasione: privatizzazioni, lavorare per attrarre investimenti, valorizzare il patrimonio pubblico, fare in modo che i fondi pensioni aiutino l’economia reale di casa nostra”.
Fratelli d’Italia con Marco Osnato, presidente della commissione Finanze della Camera, dichiara che “la previdenza complementare è sicuramente un’ottima opportunità soprattutto per le nuove generazioni. Questa può essere uno strumento per evitare assegni troppo bassi, che andrebbe incentivato con opportune defiscalizzazioni. Inoltre, la raccolta di denaro versato dai lavoratori può essere un concreto volano per finanziare l’economia nazionale. Finora il governo Meloni è riuscito a trovare risorse per lo sviluppo dell’economia e per il sostegno delle famiglie senza “scassare” i conti pubblici e questa è la stella polare del centrodestra guidato da Fratelli d’Italia”.
La pensione complementare
Il sottosegretario Durigon ha parlato anche della previdenza complementare: “Con la Legge Dini, che risale al 1996, il sistema pensionistico ha una prevalenza nel conteggio dell’assegno con il contributivo” e il modo giusto per non penalizzare troppo gli assegni sarebbe “potenziare il secondo pilastro della previdenza: per evitare trattamenti da fame, vogliamo implementare la previdenza complementare”.
Ma l’opposizione critica queste parole, con Franco Mari, capogruppo di Avs nella commissione Lavoro della Camera, che dichiara che “con la proposta di Durigon si afferma definitivamente l’incapacità, anzi l’impossibilità, da parte del sistema statale di garantire una pensione dignitosa alle future generazioni e, invece di pensare a redistribuire la ricchezza, si consegna al sistema finanziario e assicurativo privato il compito di svolgere una funzione fino ad oggi tutta pubblica, oltretutto in forza di un gigantesco trasferimento liquidità. Non è una riforma, è una controriforma che gioca con i soldi dei lavoratori, è semplicemente la privatizzazione del nostro sistema pensionistico”.
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