Mai come oggi, in pieno Consiglio europeo, il tema migranti torna prepotentemente a far parlare di sé. Due sarebbero i principali nodi da sciogliere: il velato dietrofront di Polonia e Ungheria in merito al Patto sui migranti e l’intesa con Tunisi che, nel caso di uno scontro ai vertici Ue, rischierebbe di naufragare.
Sullo sfondo continua a gravare l’ombra di un attacco al Patto sulla riforma della migrazione e asilo di Lussemburgo, il quale nonostante sia stato estradato verso l’adozione, continua a generare divisione. Il tema caldo del dibattito resta però quello di porre un freno ai preoccupanti numeri degli arrivi. Un dilemma che soltanto un diretto e più mirato intervento sulla filiera della migrazione, unito alla lotta ai trafficanti e alla partnership con i Paesi terzi, può tentare di risolvere.
Leggi Anche
Patto migranti: dalla (debole) intesa con Tunisi alle soluzioni “outsourcing”
Continua a non volersi placare il dibattito sul fronte migranti che l’Ue sta conducendo sulla lama dell’equilibrio. Alla base dei dissidi al vertice, resterebbe l’intesa pilota stipulata con Tunisi, un partner reputato decisamente inaffidabile dalla Germania in primis e dalle stesse Fonti Ue che chiamano in causa il delicato fronte dei diritti. A ciò, va ad aggiungersi l’insistenza manifestata dalla Polonia, in merito alla mancata unanimità degli accordi in merito a quanto avvenuto lo scorso 8 giugno, e dall’Ungheria, la quale reputa “insufficienti” i 15 miliardi che la Commissione vuole porre sul dossier. L’intenzione di Mateusz Morawiecki, che andrebbe idealmente a unirsi a quella dei suoi due alleati di partito Petr Fiala e Giorgia Meloni in occasione del trilaterale previsto a margine del vertice, sarebbe creare soluzioni innovative, in senso outsourcing, per non rischiare di finire nel vortice nero dello scontro ideologico.
© Riproduzione riservata