Lo scorso dicembre il processo Open Arms si è concluso con l’assoluzione di Matteo Salvini, all’epoca dei fatti ministro dell’Interno italiano. Un processo lungo e burrascoso che ha visto l’attuale vicepremier dell’esecutivo Meloni imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, con il rischio di una condanna fino a sei anni di carcere. Le accuse facevano riferimento al presunto ritardo nello sbarco di circa 120 migranti a bordo della nave spagnola Open Arms nell’agosto del 2019.
Salvini ha colto anche questa occasione per ricordare ancora una volta come ogni sua azione da ministro dell’Interno sia sempre stata portata avanti con l’obiettivo di salvaguardare l’Italia. “I giudici hanno confermato che difendere l’Italia non è reato“, ha sostenuto il vicepremier, aggiungendo che la decisione della Corte di Palermo avrebbe al contempo portato alla luce “l’ostinazione e l’arroganza di Open Arms“, che avrebbe tentato in ogni modo di sbarcare in Italia, “scartando tutte le altre alternative che erano più logiche e naturali“.
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Il leader della Lega ha anche dichiarato che la soddisfazione attuale per la sentenza dei giudici siciliani non riesce comunque a cancellare “l’amarezza” per i lunghi anni di indagini che sono costati migliaia di euro ai contribuenti italiani. Il ministro non ha esitato a sferrare un nuovo attacco nei confronti delle opposizioni, sostenendo che in parte questo procedimento sarebbe frutto “dell’odio politico della sinistra contro di me“.
Open Arms, le motivazioni della sentenza che ha assolto Salvini
Oggi, a sei mesi della sentenza, sono state rivelate le motivazioni della corte che hanno portato all’assoluzione del ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture. Secondo i giudici della II sezione penale presieduta da Roberto Murgia, era compito della Spagna e non dell’Italia la “tutela delle persone a bordo” e la garanzia di un approdo in un “porto sicuro“.
Di conseguenza, si legge nelle 270 pagine delle motivazioni, essendoci il convincimento dell’assenza dell’obbligo di fornire il porto sicuro da parte del governo italiano e su Matteo Salvini, per la corte non è stato possibile “affrontare analiticamente diverse tematiche prospettate e animatamente dibattute“, come il fatto stesso che la nave Open Arms potesse svolgere il ruolo di Place of safety (Pos).
Secondo questa teoria, non presa in considerazione dai giudici di Palermo, il primo intervento non avrebbe riguardato un’imbarcazione in stato di pericolo, o la possibilità che “i tempi trascorsi in attesa del Pos potevano legittimamente spiegarsi con l’esigenza di provvedere prima alla distribuzione dei migranti fra gli Stati europei“.
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