A Palazzo Chigi nel tardo pomeriggio di ieri il governo ha incontrato sindacati e imprese, per discutere della prossima manovra economica e del Piano strutturale di bilancio (Psb), il documento che sarà presentato alle Camere a ridosso del prossimo Consiglio dei ministri previsto per venerdì mattina. L’esecutivo nel corso dell’incontro avrebbe ribadito che la linea del Psb continuerà a essere “prudente e responsabile”.
Da quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti avrebbe dichiarato che la prossima legge di Bilancio confermerà sostanzialmente gli interventi introdotti lo scorso anno, mentre saranno presenti novità su sanità e sui contratti dei lavoratori pubblici.
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Manovra: le priorità del governo
Da quanto dichiarato da Giorgetti, il governo vorrebbe innanzitutto “rendere strutturali in maniera sostenibile alcune misure, coerentemente con quanto annunciato”, riferendosi alla riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori a basso e medio reddito e alla riforma delle aliquote Irpef, ridotte a tre. Sui contratti di lavoro pubblico si vuole recuperare i valori dell’inflazione, ovvero circa il 2% annuo, mentre è previsto un aumento sulla sanità, con la spesa da tenere sopra l’1,5% del Pil previsto in media per i prossimi 7 anni. Il governo vuole inoltre portare sotto il 3% il rapporto deficit-Pil già dal 2026.
Le riforme comprenderebbero invece 4 aree: nella giustizia si punta all’efficientamento e alla digitalizzazione, nella pubblica amministrazione si cerca l’efficientamento della spesa, nell’ambiente imprenditoriale si vuole aumentare la concorrenza e promuovere la transizione green e nella fiscalità si punta su compliance e recupero della base imponibile.
Caccia alle risorse
Non ci sarebbero investimenti per altre aree, perché, sempre secondo fonti del governo, l’approccio della Commissione Ue non è “espansivo e non sono state accolte le richieste italiane di considerare diversamente le spese per gli investimenti”.
La ricerca delle risorse, che deve fare i conti con la decisione del governo di non alimentare il debito pubblico, si estende a una forma di contributo di quelle banche che hanno tratto profitto più di altre in condizioni particolarmente favorevoli. Quindi si starebbe pensando a un contributo da parte di chi ha avuto maggiori benefici delle condizioni che si sono venute a creare in questo periodo, escludendo però le tasse sugli extraprofitti. Altre risorse arriverebbero inoltre dal taglio della spesa pubblica e dalle entrate fiscali.
L’Associazione Bancaria Italiana ha aperto all’ipotesi di fornire una “maggiore liquidità al bilancio dello Stato”, ma il segretario dell’Unione Italiana del Lavoro, Pierpaolo Bombardieri, l’avrebbe definita una specie di “carità”, che va persino restituita perché considerata un prestito. Per Bombardieri, invece, chi ha fatto molti profitti dovrebbe pagare per “ridistribuire a chi in questo Paese sta soffrendo molto”.
La Confederazione Generale Italiana del Lavoro non condivide molto la linea della prossima manovra, soprattutto per il Psb che mostra la traiettoria della spesa che si dovrà percorrere per i prossimi 7 anni. Per la Cgil saranno anni di “politiche austerità, sacrifici e tagli”, dove continueranno a essere tassati solo i lavoratori dipendenti e i pensionati. “Su questa linea non siamo disponibili a stare a guardare” ha spiegato il segretario Maurizio Landini.
Per il segretario generale della Confederazione Italiani Sindacati Lavoratori, Luigi Sbarra, invece, l’incontro col governo è stato positivo, data la disponibilità a “ragionare per dare strutturalità al taglio del cuneo contributivo e all’accorpamento delle due aliquote Irpef” e la rassicurazione “sulla piena indicizzazione delle pensioni rispetto all’inflazione”. Si apprezza inoltre la volontà di aumentare le risorse per la sanità e la disponibilità a sostenere il rinnovo dei contratti pubblici.
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