Il Guardasigilli a tutto campo: “C’è l’accordo politico sulla riforma, ora tempi stretti. Intercettazioni sui giornali? Colpa di chi non controlla”
La riforma del reato di abuso d’ufficio, vero e proprio spauracchio per ondate di sindaci in tutta Italia, arriverà presto in Consiglio dei ministri. Ne è sicuro il ministro della Giustizia Carlo Nordio, intervenuto al Festival dell’Innovazione organizzato da Il Foglio e dal gruppo Generali a Venezia. “Sulla riforma dell’abuso di ufficio c’è l’accordo politico e il progetto di riforma è pronto e definito, se poi verrà portato al Consiglio dei ministri della prossima settimana è una cosa che io auspico, ma se non fosse questa settimana sarà la prossima”.
Come cambia la norma
Nordio ha ricordato “la processione di sindaci anche del Pd che ci hanno supplicato di abolire questo reato che compromette l’accelerazione delle procedure amministrative e si riverbera negativamente sui cittadini, perchè se devono attendere un anno perché c’è questa amministrazione difensiva che teme di mettere la firma sulle delibere alla fine il danno diventa economico”. Nordio ha ricordato che su mille indagini per abuso d’ufficio ben 995 si concludono in un nulla di fatto, e le rimanenti cinque sono collegate ad altri reati.
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L’Anci e la posizione di De Caro
Sulla stessa scia, anche il presidente dell’Anci e sindaco di Bari Antonio De Caro che però precisa: “Non chiediamo l’eliminazione del reato di abuso d’ufficio, ma la definizione di un perimetro certo”. Decaro ricorda come “nel 93 per cento dei casi le inchieste per abuso d’ufficio non arrivano nemmeno al giudizio, ma intanto gli amministratori hanno subito un grave danno di reputazione e per la carriera, non solo politica”, ha sottolineato Decaro.
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Il ministro ha rassicurato sul fatto che “le riforme dei reati nella pubblica amministrazione non incidono sulla lotta alla corruzione, anzi la potenziano: abbiamo ben 30 norme contro i funzionari infedeli, si tratta di spiegare che il nostro è un sistema integrato di lotta alla corruzione”. Anche sulle intercettazioni il governo vuole intervenire “con l’obiettivo – ha detto il ministro – di tutelare non solo l’efficacia delle indagini, ma anche la dignità dei terzi” e “vorremmo estendere questa tutela proprio al destinatario degli atti perché nel momento in cui una persona è destinataria anche di una sola informazione di garanzia e il suo nome esce sui giornali, la condanna è già anticipata”. Nordio ha poi detto che i giornalisti non hanno colpa se divulgano notizie di intercettazioni, anzi hanno diritto di farlo. “La colpa – a suo avviso – non è di chi riceve la notizia, ossia il giornalista, è di chi gliela dà e non vigila abbastanza perché non venga divulgata”.
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