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Nordio torna sul protocollo Italia-Albania: “Nuovo modello di cooperazione nella gestione dei migranti”

Le questioni legate ai migranti continuano a essere un tema caldo, toccando aspetti fondamentali della dignità delle persone coinvolte

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Il dibattito in Italia riguardo al trattamento dei migranti e alla loro protezione internazionale ha sollevato questioni importanti, evidenziate dalle dichiarazioni del ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Durante il question time alla Camera, Nordio ha affrontato con determinazione la non conformità dei decreti del Tribunale di Roma alle normative europee. Ha dichiarato con fermezza: “Andatevi a leggere i dodici decreti del Tribunale di Roma e vedrete che sono stati stampati praticamente su medesimo file. Non c’è alcuna motivazione né completa né esaustiva riguardante il caso concreto dei richiedenti asilo.”

Secondo Nordio, la legge impone ai giudici di motivare le loro decisioni in modo esaustivo, specialmente quando si tratta di valutare se un richiedente provenga da un Paese considerato sicuro. “Se il giudice ritiene che il richiedente non provenga da un Paese sicuro, deve fornire spiegazioni dettagliate“, ha aggiunto. “Non basta un semplice sì o no. La motivazione deve essere chiara e specifica per ogni caso.”

Le parole di Nordio

In difesa del protocollo siglato tra Italia e Albania, Nordio ha sostenuto: “Questo protocollo è un unicum nel panorama internazionale, un esempio di cooperazione per la gestione dei migranti. La designazione di Paesi sicuri spetta agli Stati nazionali.” Ha proseguito, evidenziando che ogni nazione ha il diritto di definire le proprie politiche migratorie e di sicurezza: “Basti pensare che per la Germania esiste una riserva di legge per l’indicazione dei Paesi sicuri.”

Nordio ha anche messo in evidenza il drastico calo della fiducia pubblica nella magistratura, citando il suo ingresso in magistratura nel 1976. “All’epoca, il prestigio della magistratura godeva di un consenso che superava l’80%,” ha detto. “Oggi, quel consenso è precipitato. Non voglio nemmeno citare i numeri per rispetto verso i miei ex colleghi.”

Affrontando la controversa lettera inviata dal giudice Marco Patarnello, Nordio ha espresso il suo stupore: “Queste affermazioni, secondo cui il presidente del Consiglio, proprio perché non ha inchieste a suo carico, sarebbe un pericolo maggiore di altri, sono di una gravità inaccettabile.” Ha sottolineato che il compito del giudice deve essere limitato all’applicazione delle leggi, senza cercare di “porre rimedio” al risultato della volontà popolare. “La presidente Meloni è stata eletta dal popolo,” ha affermato Nordio. “I giudici devono applicare le leggi, senza interferire con la democrazia e le scelte che essa esprime.

Le dichiarazioni del ministro non solo chiariscono la posizione del governo italiano sulle politiche migratorie, ma sollevano interrogativi su come le istituzioni nazionali possano armonizzarsi con le direttive europee. “Le sfide sono complesse,” ha detto Nordio, “e richiedono un approccio bilanciato che tenga conto delle esigenze di sicurezza nazionale, senza compromettere i diritti umani“.

Il discorso di Nordio evidenzia un momento cruciale per la giustizia italiana, caratterizzato da tensioni tra rispetto delle normative europee e scelte politiche nazionali. Le questioni legate ai migranti continuano a essere un tema caldo, toccando aspetti fondamentali della dignità delle persone coinvolte. “Dobbiamo trovare un modo per garantire che i diritti dei migranti siano rispettati, senza compromettere la sicurezza dei nostri cittadini,” ha concluso Nordio.

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