Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha avuto la possibilità di affrontare alcune tematiche piuttosto delicate in ambito legislativo in Lussemburgo, nel corso del Consiglio Ue Giustizia che si è svolto nel corso della giornata di oggi. Al centro delle discussioni vi è stato un tema molto caro al Guardasigilli, che si trova ad affrontare una complessa riforma del settore, che comprende diverse questioni e problematiche.
Si tratta del tema delle intercettazioni, necessarie per apprendere informazioni interne alle indagini, e che prevendono un problema di invasione della privacy non indifferente. A margine dell’evento in Lussemburgo, quindi, il ministro ha sottolineato di essere rimasto piacevolmente soddisfatto dal confronto tra ministri europei, che hanno riconosciuto “l’importanza del tema del bilanciamento tra il diritto alla privacy dei cittadini e il dovere di fare indagini attraverso intercettazioni e captazione di notizie“.
Leggi Anche
Proprio questo tipo di ricerche, ha sottolineato il Guardasigilli, mette in pericolo la privacy del cittadino, su cui i vari Stati europei si trovano d’accordo. Per chiarire ulteriormente il quadro, il ministro ha sottolineato di ritenere “una perversione” il fatto di permettere al pubblico ministero di poter prendere atto dell’intero contenuto dello smartphone di un indagato, in quanto si andrebbe a violare l’articolo 15 della Costituzione, che prescrive l’inviolabilità della segretezza.
Nordio: “Le intercettazioni non permettono di fermare la mafia”
“Quando si sequestrano telefonini e tablet, non si entra in contatto solo con le conversazioni che potrebbero essere utili alle indagini, ma anche fotografie, cartelle cliniche, dichiarazioni dei redditi e le dichiarazioni di terze persone che parlano con le quarte persone“, ha sostenuto il ministro, ricordando il pericolo che questi strumenti portano con sé. Inoltre, il titolare del ministero della Giustizia ha evidenziato che il Consiglio europeo si è mostrato concorde nel riconoscere che le intercettazioni ad oggi risultano inutili nella lotta alle associazioni mafiose.
Come spiegato da Nordio, la mafia oggi non sfrutta più le rete online tradizionali, in quanto non abbastanza sicure. “La mafia non comunica con il telefonino o il tablet, ma ormai si serve di piattaforme ultra sofisticate che non sono intercettabili con i mezzi ordinari“, ha chiarito, ribadendo che la polemica secondo cui l’eliminazione delle intercettazioni farebbe un favore alla mafia è totalmente “assurda“.
Nordio: “Sulla separazione delle carriere mi affido ai cittadini”
Il ministro della Giustizia è stato nuovamente incalzato sul tema della riforma della separazione delle carriere ed ha indicato la fine del 2025 o l’inizio del 2026 come termini per la presentazione del referendum sul tema da parte del Parlamento. Nordio ha confermato che, essendo un referendum costituzionale, si tratta di un referendum confermativo che non necessita del quorum.
In questo senso, quindi, il Guardasigilli è pronto ad affidare il giudizio sulla questione agli italiani, in quanto è corretto che su una materia così complessa siano loro ad esprimersi. “Spero solo che il dibattito avvenga in modo pacato, razionale, senza guerre e strumentalizzazioni“, ha spiegato facendo riferimento, anche se non apertamente, al caso dello scorso referendum. Nordio ha spiegato che in tale ambito è necessario che la tenuta del governo e la dignità della magistratura rimangano esterne e non lese nelle loro parti essenziali.
“Dovrebbe essere un referendum tecnico sul quale ognuno dirà le sue ragioni“, ha continuato Nordio, rivendicando che il suo obiettivo non è mai stato quello di evitare il confronto sul tema coi cittadini, in quanto su tali questioni risulta più che fondamentale. Per quanto riguarda le tempistiche della questione, invece, il ministro ha spiegato che la riforma è calendarizzata per il 18 giugno, poi ci sarà la lettura finale al Senato e la doppia lettura Camera e Senato, che però sarà più veloce della prima. Si ipotizza, dunque, che il referendum sarà approvato alla fine di quest’anno o all’inizio del prossimo.
© Riproduzione riservata