Il ministro della Giustizia Carlo Nordio è stato intervistato da il Giornale, a cui ha parlato di diverse tematiche tra cui il caso dossier e i decreti sui flussi migratori e sulla sicurezza. Classe 1947, è un ex magistrato, celebre per diverse inchieste giudiziarie.
Nordio sul caso dossier
Nell’intervista il ministro è stato subito interrogato sul dossieraggio, il caso al centro delle notizie quotidiane di quest’ultimo periodo, in cui un team di spioni ha raccolto oltre 200 mila dossier in modo illegale a danno di altre persone, tra cui esponenti politici. Nordio commenta lo scandalo dicendo che “le dimensioni di queste interferenze illecite sono state denunciate sia dal procuratore antimafia sia dalla Procura di Perugia” e che non si conoscono le dimensioni reali, che dovranno essere accertate sia dalla magistratura sia dalla Commissione antimafia.
E nel caso in cui siano coinvolti anche magistrati, rassicura che il suo ministero interverrà secondo i suoi obblighi istituzionali. “Una cosa è certa: si tratta di fatti di gravità inaudita, sui quali va fatta chiarezza senza indugio”.
Chiarezza che per Nordio non è stata fatta nel caso Palamara: una vicenda che ha avuto inizio nel 2019 con un’indagine per corruzione della Repubblica di Perugia, a carico di Luca Palamara, membro del Consiglio superiore della magistratura tra il 2014 e il 2018. In questo periodo di tempo l’uomo sarebbe stato corrotto da un avvocato e due imprenditori per favorire nomine cui erano interessati.
Essendo il Consiglio superiore della magistratura l’organo di autogoverno dei giudici, che deve valutare le candidature e decidere le nomine dei magistrati ai ruoli apicali e svolgere il processo disciplinare per i magistrati, questo scandalo ha rischiato di intaccare la sua credibilità e quella dell’intera magistratura. Per Nordio, che condivide l’opinione del collega Nicola Gratteri, Palamara non agiva solo. Ma comunque “c’è sempre la possibilità, e direi la necessità, di fare quella chiarezza che a suo tempo è mancata”.
Interrogato su Paolo Mieli, storico e giornalista che sostiene che c’è una centrale che governa i dossier e ha tutto il potere in mano, Nordio risponde che nel caso Palamara aveva avuto ragione quando dichiarò per primo che il suo sistema era un verminaio, ma purtroppo non venne ascoltato. Per ciò che concerne il caso dossier “non so se ora stia esagerando. So solo che le sue osservazioni dovrebbero esser tenute nella dovuta considerazione. Per quanto è di nostra competenza lo saranno”.
Riguardo al caso di due giornalisti che avrebbero molestato la loro collega, Nordio non si è voluto esporre molto, affermando solo di aver già dato una risposta interlocutoria al question time al Senato. “Valuteremo tutta la documentazione che abbiamo chiesto alla magistratura intervenuta nell’indagine” rassicura.
Commenta invece il caso di Giovanni Toti, l’ex governatore della Liguria accusato di corruzione, dichiarando che sul patteggiamento si sente di dire, da ex pm, che molti imputati lo fanno per evitare il trauma del processo, “sono scelte individuali sulle quali non è bene pronunciarsi”. Ma si domanda perché i magistrati abbiano accettato “un patteggiamento su un reato minore, dopo anni di intercettazioni – complesse e temo assai costose – che ritengo siano state chieste e autorizzate per reati ben più gravi”.
Il decreto flussi e il decreto sicurezza
L’intervista passa poi ai due decreti del momento, quello sui flussi, che in settimana dovrebbe essere approvato, e quello sulla sicurezza. Riguardo al decreto flussi, Nordio spiega che la normativa attuale sui flussi migratori è il risultato di più di vent’anni di leggi, e si cerca ora di metterle in ordine. Le regole base sono però quelle della Legge Turco-Napolitano del governo Prodi del 1998, che ha applicato quando era magistrato e che riassume così: “salvo gli appartenenti alla Ue e altre eccezioni, in Italia si entra solo con regolare permesso; chi entra irregolarmente viene espulso; chi ci rimane nonostante l’espulsione viene processato e punito”.
Per Nordio tutto questo è in armonia con il diritto internazionale, ma in Italia il problema sono le varie interpretazioni che si sovrappongono alle leggi, e che a volte rischiano di alterarle. “Stiamo cercando di portare ordine e certezza del diritto”. Confessa poi che non conosce l’obiettivo reale delle ong, ma sa che secondo il diritto internazionale lo Stato di prima accoglienza è quello della bandiera della nave, che nelle acque internazionali è una protesi del suo territorio. “Quindi i migranti, una volta soccorsi e magari accolti per ragioni di urgenza in Italia, dovrebbero esservi rispediti”.
Sul decreto sicurezza, che include la norma che prevede l’arresto in flagranza differita per chi aggredisce i sociosanitari, afferma che sicuramente questa non porterà a risolvere tutte le aggressioni, ma può aiutare a ridurle. Ultimamente le aggressioni ai lavoratori sanitari avevano assunto dimensioni tali da compromettere la loro stessa funzione e quindi era necessario fare qualcosa. Ora chi ha intenzione di aggredire i lavoratori in ospedale sa che verrà arrestato, “è una norma che tutela non solo medici e infermieri, ma gli stessi cittadini, che sono le prime vittime di queste odiose forme di selvaggia inciviltà”.
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