Dopo la votazione del Consiglio Europeo, la premier italiana, Giorgia Meloni, si prepara a una sfida politica complessa che si concluderà il 18 luglio a Strasburgo. In tale data, Ursula von der Leyen dovrà affrontare il Parlamento europeo per ottenere la conferma del suo secondo mandato come presidente della Commissione Ue. Le prossime settimane saranno caratterizzate da intensi negoziati, con von der Leyen che cercherà di raccogliere consensi trasversali, dai Conservatori di Ecr fino ai Verdi.
Meloni, dal canto suo, ha deciso di mantenere un atteggiamento di attesa, mettendo in atto una strategia al fine di trattare per il portafoglio che spetterà al commissario italiano. Cosa che spiega perché, durante il Consiglio Ue, la premier abbia richiesto e ottenuto di votare separatamente per i ruoli europei di primo piano europei, opponendosi alla candidatura del socialista Antonio Costa e la liberale Kaja Kallas rispettivamente per la presidenza del Consiglio Ue e per l’Alto rappresentante per la politica estera.
Ue: la strategia di Meloni
L’approccio di Meloni è stato interpretato come un segnale di indipendenza e di attesa strategica per capire le intenzioni di von der Leyen prima di decidere come esprimersi. Molti credevano che le pressioni del Ppe avrebbero convinto Meloni a non opporsi formalmente al pacchetto di nomine deciso da Popolari, Socialisti e Liberali. Tuttavia, la premier italiana ha confermato la sua linea di astensione su von der Leyen e di opposizione a Costa e Kallas. La sessione a porte chiuse del Consiglio europeo, si è svolta senza grandi discussioni, con Meloni che ha ribadito le sue perplessità sul metodo e il merito delle nomine. Alla fine, ha deciso di opporsi anche a Kallas, sostenuta invece da Emmanuel Macron.
Una mossa che consente a Meloni di mantenere una posizione di forza nelle trattative con von der Leyen, di tenere unita la maggioranza di governo in Italia e di evitare critiche dai suoi alleati. Il braccio di ferro tra la premier e von der Leyen potrebbe effettivamente portare a una vittoria di Meloni, facendo pressioni per ottenere un ruolo importante all’interno della Commissione per uno dei suoi, plausibilmente Raffaele Fitto. Forse addirittura una vicepresidenza, come affermato dal leader di Forza Italia, Antonio Tajani: “L’Italia deve avere un Commissario di serie A e deve avere una vicepresidenza. Spetta al nostro paese, nazione fondatrice con 60 milioni di abitanti con il governo più stabile d’Europa”.
La premier negli ultimi anni ha stabilito un rapporto solido con von der Leyen, e un rispetto reciproco, ottenendo il suo supporto su vari temi importanti come gli accordi con la Tunisia per frenare l’immigrazione clandestina. Tuttavia, Meloni pretende garanzie sul commissario italiano con l’aspettativa di ottenere anche il ruolo di vicepresidente. Una richiesta importante che potrebbe incrinare il rapporto, soprattutto qualora le richieste della premier non dovessero essere soddisfatte.
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