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Meloni: “Ho sentito Trump, lavoriamo ai negoziati per l’Ucraina”

Colpo di scena della premier che, dopo aver affrontato il dossier migratorio al bilaterale avuto con il Primo ministro della Danimarca, Mette Frederiksen, rivela di aver avuto un colloquio telefonico con il Presidente statunitense incentrato sui negoziati tra Russia e Ucraina

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Concreti progressi registrati dai tavoli negoziali tra Russia e Ucraina a Istanbul, ben pochi, se non per uno scambio di mille prigionieri per parte. E tra i vertici del mondo che cercano di trovare una quadra, da Roma arriva una voce dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Dopo un faccia a faccia con il Primo ministro danese, Mette Frederiksen, la premier ha rivelato di aver sentito il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ancora una volta nelle ultime ore.

L’asse Roma-Washington, Meloni punta ai negoziati seri

Infatti, dopo i “contatti costanti con diversi leader a livello europeo e americano“, la premier ha delineato un percorso a tappe, “al di là di date e luoghi“. La priorità a cui è necessario arrivare è che si organizzino negoziati seri, in cui gli interlocutori vogliano tutti manifestare la disponibilità e la voglia di fare passi avanti“. Questo, a detta di Meloni, sarebbe proprio il punto cardine su cui articolare il lavoro che “dobbiamo fare adesso, per arrivare a un cessate il fuoco e un accordo di pace complessivo, che non può prescindere da garanzie sicurezza per l’Ucraina“.

E quindi da Palazzo Chigi, la premier è tornata a parlare della guerra in Ucraina, annunciando l’impegno dell’Italia per rilanciare un nuovo processo negoziale. Nelle dichiarazioni congiunte rilasciate alla stampa al termine del vertice con Frederiksen, Meloni ha ringraziato apertamente il Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, per la disponibilità al dialogo che faciliterebbe la programmazione di un nuovo turno di trattative tra le delegazioni in questione.

In queste settimane, infatti, Kiev ha dimostrato “la sincera volontà di cercare la pace, accettando i negoziati, ha ribadito Meloni scandendo anche come dall’altra parte, dal fronte russo, “non abbiamo visto alcun passo concreto al momento“. Per l’appunto, l’unica forma di intesa che si sarebbe raggiunta tra Kiev e Mosca, è l’aver reso noto, all’indomani del 16 maggio post Turchia, di avere ricevuto le liste dei soldati di cui il nemico chiede la liberazione.

La premier, spiegando che Roma è in stretto coordinamento con alleati europei e americani, ha risollevato anche la disponibilità della Santa Sede espressa dal Pontefice ad essere possibile sede di mediazione. Nel ritenerla “molto preziosa”, Meloni la inserisce tra le ipotesi per una prima fase di trattative sul piano tecnico, ma resta cauta perché “poi bisogna verificare la disponibilità degli attori e la praticabilità“.

Intanto, il Wall Street Journal scrive di aver saputo che anche il Segretario di Stato Usa, Marco Rubio, dovrebbe presenziare ad un nuovo incontro tra le parti a metà giugno in Vaticano.

Dossier immigrazione, l’intesa Italia-Danimarca

Con Mette ci siamo confrontate ovviamente e soprattutto su un altro dossier che ci vede particolarmente impegnate, che è quello migratorio“, ha informato Meloni nelle dichiarazioni al punto stampa post bilaterale. A tal riguardo, Italia e Danimarca vogliono “aprire un dibattito politico” su alcune convenzioni europee alle quali “siamo legati” nonché sulle capacità di quelle convenzioni, a distanza di qualche decennio da quando sono state scritte, “di saper affrontare le grandi questioni del nostro tempo, a partire proprio dal tema del fenomeno migratorio“.

Poi il colpo di scena: la premier ha annunciato una lettera “già sottoscritta” anche dai leader di vari Paesi, fra cui Austria, Belgio, Lituania, Estonia, Lettonia, Polonia e Repubblica Ceca. Una lettera che il Presidente del Consiglio ha enunciato con “l’obiettivo non è indebolire le convenzioni” ma “renderle più capaci di dare risposte al tempo in cui viviamo“.

Meloni ha colto l’occasione anche per ribadire la solidità dei rapporti con la Danimarca, che si declinerebbe nella “concretezza“. “Mette non si perde in chiacchiere, è una persona molto operativa“, ha smarcato Meloni, definendo Frederiksen “la mia amica Mette”. E nonostante si tratti di due Paesi che “sulla carta sono molto distanti, e due persone che politicamente dovrebbero essere molto distanti“, Meloni riesce a trasmettere come il rapporto si articoli su un “lavorare molto bene insieme per dare risposte concrete ai cittadini“.

L’iniziativa congiunta annunciata dalla premier è sostenuta quindi da nove leader europei che chiederebbero “più libertà a livello nazionale per decidere quando espellere cittadini stranieri criminali“, o nel “decidere come le nostre autorità possano tenere traccia, ad esempio, di stranieri criminali che non possono essere espulsi dai nostri territori“. Per questo motivo, Meloni scandisce l’esigenza di essere in grado di adottare misure efficaci per “contrastare gli Stati ostili che cercano di usare i nostri valori e diritti contro di noi“. Tra questi, non per ultimo, la strumentalizzazione dei migranti alle frontiere dei vari Paesi coinvolti.

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