Cos’è successo a Bruxelles nella notte di due giorni fa? Le narrative su ciò che potrebbe aver spinto Giorgia Meloni ad astenersi sul voto ad Ursula Von der Leyen continuano a moltiplicarsi, mentre Palazzo Chigi corre ai ripari e inizia a sperare che questo colpo non comporti gravi ripercussioni per l’Italia. In gioco c’è la nomina di un commissario italiano o di un vicepresidente di peso. O magari entrambi. Giorgia Meloni ha assicurato che “l’Italia otterrà quello che le spetta“, eppure le sue mosse in Europa non hanno convinto tutti a Roma.
Il premier aveva già anticipato nella cena informale di dieci giorni fa la sua intenzione a “non accettare un pacchetto di nome predefinito” e aveva mantenuto il riserbo sulle sue intenzioni riguardanti la presidente della Commissione Ue. Prima della sua elezione a primo ministro italiano, Giorgia Meloni non aveva mai nascosto la sua insofferenza per la tedesca. Da un anno e mezzo a questa parte, però, i rapporti tra le due sembrano più distesi. Meloni ha giustificato il suo comportamento con il cambio di ruolo che l’ha riguardata: Von der Leyen è necessaria per il benessere dell’Italia.
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Nella notte di giovedì, però, Meloni avrebbe fatto la sua prima scelta. L’astensione sulla nomina di Von der Leyen sarebbe figlia della volontà di “non accordarsi” e di voler mostrare “una forte leadership” che permetta all’Italia di portare a casa dei risultati. O almeno questa sembrerebbe la strategia del Presidente del Consiglio. La questione, però, non è conclusa e forse è solo appena iniziata. Tra poche settimane i leader dovranno votare in definitiva il nome del nuovo commissario e i voti di Fratelli d’Italia potrebbero essere molto utili a Usrsula Von der Leyen.
I nomi in discussione tra Meloni e Von der Leyen
La guerra, quindi, potrebbe non essere del tutto persa e a Roma si continua a discutere sui nomi che potrebbero piacere a Bruxelles. Innanzitutto è necessario comprendere a quali cariche starebbe puntando la Presidenza del Consiglio. Come riporta Marco Galluzzo del Corriere della Sera, la delega e o le deleghe richieste dall’Italia dovranno avere almeno due requisiti: la capacità finanziaria, ovvero la disponibilità diretta di fondi economici, e la capacità regolatoria su una materia in cui le competenze dell’Unione sono superiori o esclusive rispetto a quelle nazionali.
Partendo quindi da questo presupposto, Meloni potrebbe puntare ai ruoli di commissario per il Bilancio, per il Commercio, per la Concorrenza o per la Difesa. Su questa scelta starebbe decidendo in autonomia il premier e Von der Leyen. La presidente della Commissione, però, deve essere in grado di giocare bene le sue carte, perché più di un Paese potrebbe volere la stessa delega e i voti dei loro eurodeputati potrebbero rivelarsi fondamentali per la sua rielezione.
Comunque, nel caso in cui l’Italia riesca a portare a casa un portafoglio di peso, il nome che potrebbe esservi assegnato è ancora in discussione. Da un lato, se potesse bastare l’esperienza politica, ci sarebbero il ministro per gli Affari esteri Raffaele Fitto e il ministro della Difesa Guido Crosetto, dall’altro i nomi tecnici sono tra i più disparati. Per ora, il favorito potrebbe essere Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo dotato anche di conoscenze politiche. Un connubio perfetto, visto che la Presidenza teme che una figura senza una minima conoscenza del gioco politico rischi di rimanere “stritolata” dal suo stesso gabinetto.
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