Caro bollette, Meloni rinvia Cdm di tre giorni: “Servono misure più efficaci”

Giancarlo Giorgetti e Gilberto Pichetto Fratin devono tornare al lavoro per costruire un dossier che soddisfi le richieste del premier sulle risposte all'aumento dei prezzi in bolletta. Aiuti alle fasce deboli e alle industrie energivore non sono abbastanza efficaci e per questo i ministri dovranno individuare ulteriori possibilità da approfondire. Intanto, prosegue l'allarme del settore per i rincari vertiginosi registrati a gennaio

5 Min di lettura

Giorgia Meloni pretende norme e misure “più efficaci” per contrastare il caro bollette che in questi mesi attanaglia le menti e i corpi degli italiani. Il taglio del gas russo in Europa e le fluttuazioni del mercato di questa risorsa mettono in difficoltà famiglie e imprese, che guardano con attenzione all’operato del governo, con la speranza di vedere una strenua concentrazione sul tema e soprattutto prese di posizioni dure.

Il Presidente del Consiglio lo sa bene ed è proprio per questo che ha deciso di rimandare il Cdm previsto per domani mattina al prossimo 28 febbraio. Il dossier che è giunto sul suo tavolo, realizzato dal Ministero dell’Economia e da quello dell’Ambiente, non si è dimostrato soddisfacente e ha convinto Meloni a rimandare i suoi ministri al lavoro, con la richiesta di approfondire ulteriori misure che diano una risposta mirata ai bisogni dei soggetti più vulnerabili e alle piccole e medie imprese. Il tutto rispettando le coperture finora individuate.

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni
Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Nessuna apertura, finora, alle proposte presentate dalla segretaria del Pd, Elly Schlein, che in questa stessa giornata ha ipotizzato la possibilità di disaccoppiare il prezzo dell’energia da quello del gas e di lavorare sull’Acquirente unico pubblico. Secondo il volto dei democratici, infatti, il sostegno alle fasce più deboli è necessario ma non è una risposta sufficiente. Andrebbe invece affiancato ad una risposta di più ampio respiro che affronti il problema alla radice e in maniera strutturale.

Le prospettive del governo sul caro bollette

Giancarlo Giorgetti e Gilberto Pichetto Fratin hanno lavorato l’intera giornata alle proposte sul prezzo dell’energia da presentare al premier, ritrovandosi però con un nulla di fatto e con la richiesta di impegnarsi di più. Già nel corso della mattinata avevano iniziato a circolare voti su un possibile rinvio del Cdm, ma all’ora di pranzo sembrava che l’allarme fosse rientrato.

Invece, nel pomeriggio la crisi torna e più forte di prima. Il rinvio voluto da Meloni è finalizzato a chiedere uno sforzo maggiore sul tema delle norme, sempre nel rispetto delle risorse a disposizione. Al momento, l’esecutivo sarebbe pronto a stanziare tra i 2,8 e i 3 miliardi di euro per i prossimi sei mesi. Da un lato le coperture serviranno ad occuparsi dei clienti vulnerabili e di coloro che usufruiscono del “bonus sociale“, dall’altro a prendere in carico le richieste delle aziende energivore e delle piccole e medie imprese.

Nel primo caso, si ipotizza di procedere come avvenuto nel 2023, ovvero innalzando la soglia Isee dagli attuali 9.530 euro a 15mila euro. Il costo totale della manovra si aggirerebbe intorno a 1,5 miliardi. Invece, per le imprese si lavora al fine di utilizzare il ricavato delle aste dell’Emission trading system (Ets), ovvero sulla tassa delle emissioni di Co2, che dovrebbe aggirarsi sui 600 milioni di euro.

Inoltre, i due ministeri sarebbero al lavoro anche su una eventuale riduzione del differenziale tra il costo del gas sul mercato di riferimento europeo e quello all’ingrosso italiano, oltre ad una norma sul rinnovo o il prolungamento delle concessioni idroelettriche.

L’allarme delle aziende e delle Pmi

Mentre il governo riflette sulle possibili novità da approvare, i settori maggiormente colpiti dal caro bollette innalzano un grido di allarme. Come riportato da Confcommercio, le aziende del terziario hanno registrato sulla bolletta elettrica di gennaio una crescita media del 24% rispetto all’anno precedente e del 56,5% rispetto al 2019. Al coro di preoccupazione, si è poi aggiunta la Cna (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della piccola e media impresa), che ha ricordato le Pmi paghino l’energia il 40% in più rispetto alla media europea e il 60% e il 50% in più rispetto a Francia e Spagna.

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo