Meloni attacca: “Surreali le nomine Ue decise a tavolino”

L'Italia, per Meloni, ha diritto a un posto in prima fila perché la forza che la governa è tra le poche ad essersi rafforzata dal voto. Il suo obiettivo è ottenere una delega di peso in Commissione in cambio del voto per il bis di von der Leyen, non l'ingresso in maggioranza

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Presentare un terzetto di nomine senza considerare l’esito delle Europee è “surreale”. Inseguire la sinistra, per il Ppe, potrebbe essere “fatale”. L’Italia ha diritto a un “ruolo di massimo rango”. Questi i tre punti chiave del contrattacco di Giorgia Meloni a poco piu di due giorni dal vertice informale dei leader. La presidente del Consiglio, esclusa dalle riunioni dei negoziatori a margine della cena informale dei top jobs, ha atteso un paio di giorni prima di parlare. Ha aspettato soprattutto che il gruppo dei Conservatori e Riformisti balzasse al terzo posto, superando i Liberali, grazie a nuovi ingressi. Una guerra di numeri tra i gruppi parlamentari che è tutt’altro che finita.

Ho trovato surreale che alcuni siano arrivati coi nomi senza neanche tentare prima una riflessione su quale fosse l’indicazione dei cittadini”, ha dichiarato la premier alla festa dei 50 anni de Il Giornale. La sua non è una bocciatura totale del terzetto – Ursula von der Leyen alla Commissione, Antonio Costa al Consiglio europeo e Kaja Kallas come Alto rappresentante – calato sul vertice di lunedì. È piuttosto una bocciatura del metodo. L’Italia, per Meloni, ha diritto a un posto in prima fila perché la forza che la governa è tra le poche ad essersi rafforzata dal voto. Il suo obiettivo è ottenere una delega di peso in Commissione in cambio del voto per il bis di von der Leyen, non l’ingresso in maggioranza.

Né la presidente della Commissione uscente né il Ppe intendono ignorare Meloni. Tuttavia, all’interno dei Popolari, c’è una frattura sotterranea tra chi guarda a destra – come dimostrano le dichiarazioni del leader della Cdu Friedrich Merz – e chi invece non vuole aprire le porte a formazioni considerate estremiste. In mezzo c’è Manfred Weber. La sua rivalità silenziosa con Merz sembra destinata a crescere. Dall’altro lato, il premier polacco Donald Tusk, al quale il Ppe deve molto, continua a chiudere a un’alleanza con Ecr. Per questo motivo, nei Popolari c’è chi auspica un passo avanti da Meloni, che potrebbe portare FdI ad allontanarsi dal Pis (arci-nemico di Tusk in Polonia) e a scaricare definitivamente Orban.

Lunedì a Bruxelles, i primi due incontri di Meloni sono stati con Mateusz Morawiecki e Viktor Orban, suscitando preoccupazione nel Ppe. Socialisti, Liberali e Verdi continuano a vedere la premier italiana come parte delle destre da evitare. La partita è complessa, segnata da ambiguità e non detti. Il Ppe afferma di voler partire dalla maggioranza Ursula, che conta il 55% dei seggi, ben sapendo che von der Leyen potrebbe cadere vittima dei franchi tiratori, come nel 2019. La Spitzenkandidat, per essere sicura del bis, avrebbe bisogno dei voti sia dei Verdi sia dei meloniani.

Non a caso, al Pe è in atto una guerra di numeri con il grande bacino dei non iscritti come potenziale miniera d’oro. Ecr, con l’ingresso dei nazionalisti romeni di Aur e degli ex membri di Reconquete! (Marion Marechal), più altre delegazioni minori, ha raggiunto quota 83, tre in più di Renew. Ma i Liberali annunceranno nuove adesioni nei prossimi giorni, tentando il contro sorpasso.

Il terzetto dei top jobs resta instabile. Kallas si è detta “scettica” sulla possibilità di guidare la diplomazia UE, percependo le riserve che circolano su di lei tra Socialisti e Popolari. Costa gode della stima di tutti, ma rispetto a un profilo come quello di Enrico Letta, ha una biografia meno avvezza alle larghe intese.

A destabilizzare il quadro, c’è l’insistenza del Ppe a spezzare il mandato del successore di Charles Michel, lasciando a S&D solo la prima parte. L’unica quasi certa del bis sembra essere Roberta Metsola, candidata ufficialmente alla presidenza dell’Eurocamera dal Ppe. Se eletta, la maltese si ritroverà a governare un Parlamento in balia della tempesta. “Penso che ci saranno sorprese sulle maggioranze che si costruiranno sui vari dossier”, ha avvertito Meloni.

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