Meloni si astiene su Von der Leyen: “L’Italia deve far valere il suo ruolo”

Dopo settimane di ipotesi e pronostici, il Consiglio europeo ha finalmente dato il via libera alle nuove nomine per i ruoli di vertice dell'Unione Europea. Confermato il bis di Von der Leyen, accompagnata da Costa al Consiglio e Kallas come alto rappresentante

Redazione
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Ursula von der Leyen è stata riconfermata presidente della Commissione Europea per un secondo mandato. Antonio Costa, ex premier portoghese, assumerà il ruolo di presidente del Consiglio Europeo, mentre la premier estone Kaja Kallas sarà l’Alto Rappresentante per la politica estera dell’Unione. Alla fine l’accordo tra Socialisti, Popolari e Liberali è stato blindato.

La decisione non è stata unanime. L’Italia, con la premier Giorgia Meloni, si è astenuta sulla riconferma di von der Leyen e ha votato contro le nomine di Costa e Kallas. La riconferma di von der Leyen ora dovrà passare attraverso il voto della Plenaria di Strasburgo, previsto per il 18 luglio, insieme alla ratifica della nomina di Kallas come Alto Rappresentante. Costa, invece, non necessita di ulteriori ratifiche per assumere il suo nuovo incarico.

Meloni opta per la linea dura

Il ruolo dell’Italia non è accodarsi. Così nessuno si accorgerà di noi” così Giorgia Meloni ha riassunto i motivi della linea dura che ha mantenuto durante il vertice di Bruxelles. All’Italia spetta un ruolo di primo e allo stesso modo spetta un maggior riconoscimento al momento della scelta. “Non accetterò pacchetti preconfezionati” aveva tuonato la scorsa settimana alla cena informale prima del Consiglio europeo e anche questa notte ha mantenuto la parola.

Alla fine Giorgia Meloni ha scelto ed ha deciso di astenersi dal voto su Ursula Von der Leyen per poi spiegare: “La proposta di Ppe, Pse e Liberali è sbagliata nel merito perché non è stata neanche vagamente anticipata da una discussione su quale debba essere il mandato da dare per chi ricopre questi incarichi a seguito di elezioni nelle quali i cittadini europei hanno chiesto una linea nuova per l’Ue e nel metodo perché la logica che si è voluto imporre è quella maggioranza-opposizione, che non ha alcun senso in questo caso perché è una logica che si sviluppa nel Parlamento“.

Ursula Von der Leyen, europee
Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea

Ogni decisione, quindi, è stata presa nell’interesse dei cittadini e anche per questo Meloni ha tuonato: “Sarebbe assurdo se per questo ce la facessero pagare“. A placare le acque è intervenuta la stessa Von der Leyen che ha dichiarato: “Giorgia Meloni si è astenuta. È molto importante per me lavorare al Consiglio con l’Italia, con tutti gli altri Stati, è un principio che ho seguito sempre“. In soccorso è giunto anche il premier olandese Mark Rutte: “Una volta ogni cinque anni, quando arriviamo a una decisione sui posti di lavoro più importanti, non è necessario avere l’unanimità. È assolutamente accettabile che l’Italia abbia una posizione diversa“.

Penso che l’Italia debba far valere il suo ruolo, il suo peso e debba far valere il rispetto dei suoi cittadini, dei suoi interessi” ha spiegato ancora Giorgia Meloni nel punto stampa a Bruxelles, dichiarando che “per uscire dall’isolamento non serve accordarsi ma far valere la propria leadership“.

Il colpo contro Macron e Scholz

Con la sua astensione, Giorgia Meloni ha voluto colpire in primis Emmanuel Macron ed Olaf Scholz, rispettivamente presidente francese e cancelliere tedesco. I due leader che per primi le hanno voltato le spalle e l’hanno esclusa dai “caminetti“. I nomi dei due leader non compaiono nel discorso del premier, ma sono come una presenza fantasma che aleggia intorno al presidente del Consiglio.

il difforme olaf scholz
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz

Scholz, nella sua conferenza stampa, ha invece parlato di Meloni, lanciando un nuovo affondo. “Sono fermamente convinto che sia positivo che i partiti che appartengono alle famiglie populiste di destra non siano parte del sostegno all’intesa“. L’era dell'”Unione non esiste senza l’Italia” sembra dunque conclusa.

Le parole di Costa e Kallas dopo la nomina

Sono onorata del sostegno del Consiglio Europeo“, ha dichiarato Kaja Kallas. “Questa è un’enorme responsabilità in un momento di tensioni geopolitiche. La guerra in Europa e la crescente instabilità globale sono le principali sfide per la politica estera europea“. Antonio Costa, attraverso un messaggio su X, ha espresso il suo impegno a promuovere l’unità tra i 27 Stati membri e a concentrarsi sull’attuazione dell’agenda strategica dell’Ue per i prossimi cinque anni. “È con un grande senso di vocazione che assumerò la responsabilità di essere il prossimo presidente del Consiglio Europeo“, ha affermato.

Il primo ministro portoghese António Costa
Il primo ministro portoghese António Costa

Le rassicurazioni dei leader europei a Meloni

Il premier polacco, Donald Tusk, ha espresso soddisfazione per le nomine e ha sottolineato l’importanza dell’unità europea. “Kaja, Ursula e Antonio accettati. Piani di difesa approvati. Soddisfazione per la Polonia e per l’Europa”, ha scritto su X. Alla luce delle recenti polemiche, prima del voto, Tusk aveva cercato di chiarire le posizioni politiche, sottolineando il rispetto per Giorgia Meloni e l’Italia. “C’è stata un’incomprensione. A volte servono piattaforme politiche per semplificare il processo. La decisione spetta a Meloni e agli altri leader durante la riunione del Consiglio Europeo“, aveva dichiarato.

Il premier olandese, Mark Rutte, ha rassicurato che Giorgia Meloni “non è esclusa” dalle nomine Ue e ha garantito che l’Italia sarà ben rappresentata nella nuova Commissione europea. Anche Kyriakos Mitsotakis, premier greco, ha ribadito il rispetto per Meloni e l’importanza dell’Italia nell’Ue, assicurando che non c’è stata intenzione di escludere nessuno.

Il vertice è stato anche l’occasione per festeggiare l’avvio dei negoziati di adesione dell’Ucraina all’Ue e firmare gli accordi di sicurezza tra Unione Europea e Ucraina. Progetto non privo di criticità e polemiche, in particolare da parte del premier ungherese Viktor Orban, che non ha rimosso il veto sui finanziamenti per gli aiuti militari europei a Kiev, anche se le trattative sono ancora in corso.

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