Meloni ai sindacati: “Nella manovra focus su crescita duratura e non sulla raccolta del consenso”

Le priorità che il Governo Meloni ha identificato per la manovra di bilancio sono: il sostegno ai redditi medio-bassi e al lavoro, gli incentivi alle famiglie con figli, la riduzione della pressione fiscale, l'aumento delle risorse nella sanità e il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici

Redazione
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Il Governo ha convocato questa mattina le sigle sindacali a Palazzo Chigi per un confronto sulle misure contenute nella manovra economica. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nel suo intervento introduttivo, ha dichiarato che la legge di bilancio “è in continuità con le scelte che il Governo ha fatto con le due precedenti leggi finanziarie”.

Meloni: obiettivo della manovra è la crescita dell’Italia

La premier ha sottolineato che “la solidità, la credibilità e il coraggio di questo Governo” sono stati fattori che hanno permesso che le banche e le assicurazioni contribuissero alla copertura della legge di bilancio. È una strada diversa rispetto a quella del passato, “quando invece con la legge di bilancio si trovavano le risorse per sostenere banche e assicurazioni, e nessuno invocava la rivolta sociale”.

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni
Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Meloni ha dichiarato che le risorse nella manovra sono state concentrate su alcuni punti che il governo ha considerato prioritari, “con una visione di medio e lungo periodo, tenendo i conti in ordine e concentrandoci su una prospettiva di crescita del Sistema Italia, nonostante le difficoltà che arrivano dal contesto internazionale. Meloni, anche in questo caso, ha affermato di considerare questo approccio come “un cambio di passo” rispetto a quello che è stato utilizzato più volte in passato, in cui sono state adottate misure “più utili a raccogliere consenso nell’immediato che a gettare le basi per una crescita duratura, scaricando il costo di quelle misure su chi sarebbe venuto dopo”.

Come il suo governo, ha aggiunto la premier, che è costretto a raccogliere “la grave eredità di debiti che gravano come un macigno sui conti pubblici”. Ha portato un esempio: se il valore complessivo di questa manovra di bilancio è di 30miliardi, nel 2025 le casse pubbliche dovranno pagare 38miliardi per “il Superbonus varato dal Governo Conte 2 per ristrutturare meno del 4% degli immobili residenziali italiani, prevalentemente seconde e terze case, cioè soldi dei quali ha beneficiato soprattutto chi stava meglio”.

Per lei con queste risorse, qualsiasi provvedimento di questa manovra sarebbe potuto essere raddoppiato. “Vale per la sanità, per i contratti pubblici, per la scuola, per l’aumento dei salari e così via”. La premier è consapevole che alcuni dei sindacati non sono d’accordo su questo punto, avendo sostenuto il Superbonus, “ma lo dico per chiarire il quadro nel quale operiamo”.

Le priorità della manovra

Le priorità che il Governo ha deciso di finanziare in questa legge di bilancio sono: il sostegno ai redditi medio-bassi e al lavoro, gli incentivi alle famiglie con figli, la riduzione della pressione fiscale, l’aumento delle risorse nella sanità e il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici.

L’esecutivo ha deciso di confermare e potenziare le misure introdotte nel passato, soprattutto quelle legate al lavoro e alla famiglia, rendendone alcune strutturali, come richiesto soprattutto dalle organizzazioni sindacali. “Mi riferisco, in particolare, al taglio del cuneo fiscale“, che con la nuova manovra “lo rendiamo strutturale e ne ampliamo i benefici ai circa 1,3 milioni di lavoratori con redditi tra 35 a 40mila euro annui”.

La premier ha spiegato che “non si interviene più sull’aspetto contributivo, ma su quello fiscale”, consentendo di “evitare il rischio che parte del taglio potesse causare un incremento della pressione fiscale”. Ha chiarito inoltre che nella manovra viene differenziata la modalità di fruizione a seconda del reddito: un bonus è stato riconosciuto a quei lavoratori dipendenti con reddito complessivo non superiore a 20.000 euro, mentre ai soggetti che hanno un reddito complessivo dai 20.000 a 40.000 euro è stata riconosciuta un’ulteriore detrazione dall’imposta lorda. “L’effetto per il lavoratore in busta paga rimane lo stesso”.

Sempre rispetto alle entrate fiscali, Meloni ci ha tenuto a sottolineare che la riforma fiscale che il governo sta progressivamente attuando, focalizzata sul riequilibrio del rapporto tra Stato e cittadini, ha iniziato a dare i primi effetti: “Registriamo da una parte un incremento record delle entrate tributarie e dall’altra un incremento record delle somme recuperate all’evasione fiscale”.

Riguardo alle imposte Meloni ha spiegato che nella manovra “viene reso strutturale il passaggio da quattro a tre aliquote Irpef, con l’accorpamento dei primi due scaglioni di reddito”. La premier ha affermato che il Governo vuole intervenire anche sullo scaglione di reddito successivo, “ma questo dipenderà ovviamente dalle risorse che avremo a disposizione e che arriveranno anche alla chiusura del concordato preventivo”.

Il regalo della calcolatrice e il Fondo sanitario nazionale

All’inizio dell’incontro il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ha regalato alla premier una calcolatrice, in risposta a un pasticcio con i calcoli che Meloni ha fatto giorni fa a Porta a Porta per dimostrare che non ci sono stati tagli alla sanità. La premier, durante il suo discorso introduttivo all’incontro con i sindacati, ha sfruttato questo regalo per mostrare loro che il Fondo sanitario nazionale sta crescendo sotto il suo governo. “Sono contenta che Bombardieri mi abbia portato una calcolatrice, così potrà fare anche lui questo rapido calcolo” ha affermato, iniziando così a portare all’attenzione tutti i dati necessari a confermare quanto dichiarato.

“Quando questo governo si è insediato, nel 2022, il Fondo sanitario nazionale era di 126 miliardi. Nel 2025 raggiungerà la cifra record di 136,5 mld” ha spiegato Meloni, sottolineando quindi che in due anni il Fsn è aumentato di 10,5 miliardi di euro. Ha poi aggiunto che nel 2026 il fondo crescerà ancora fino ad arrivare a 140,6 miliardi. “La spesa sanitaria non aumenta solamente in termini assoluti, ma anche come spesa pro-capite, anche tenendo conto dell’inflazione”.

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