Con una lettera inviata a Il Corriere della Sera, la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha risposto alle riflessioni delle giornaliste Milena Gabanelli e Simona Ravizza sulle nuove regole per l’accesso alla facoltà di Medicina. Nel Dataroom di ieri le due giornaliste hanno espresso diverse perplessità sulla riforma del governo che prevedrebbe l’eliminazione del test d’ingresso.
Bernini ha puntato il dito sul centro sinistra che in questi anni ha contribuito a rendere il test d’ingresso un terno al lotto imprevedibile: dal ’99, anno di inserimento della prova, vengono poste domande surreali che hanno poco a che fare con la medicina e questo ha fatto sì che si creasse una spirale inaccettabile di corsi privati, compravendita di domande su Telegram e fuga all’estero degli studenti.
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Il governo in carica, invece, sta togliendo le storture e migliorando il sistema di accesso alla facoltà, rivendica la ministra. Nel 2024, il test è stato più coerente con le materie inerenti alla formazione medica e il numero di domande di cultura generale è stato ridotto a 4 su 60. Ma il prossimo è il superamento definitivo del test. La nuova riforma non vuole “far credere di eliminare i test per risolvere la carenza di medici“, come accusano le due giornaliste, è un progetto che il governo vuole portare a termine.
I progetto del Governo Meloni, eliminare il test d’ingresso a Medicina
Non c’è nessun “voler far credere“, non si fa finta di eliminare i test. Verranno sul serio eliminati. Al loro posto, gli studenti prenderanno parte un semestre aperto e studieranno per svolgere esami inerenti alla medicina. È la rottura di una barriera di esclusione. Questo non impedirà a nessuno di rimanere fuori dalla facoltà, ma con la nuova riforma tutti studiano “materie caratterizzanti con qualità universitaria e su quelle si misurano“. Il sistema, secondo Bernini, moltiplicherà le opportunità d’accesso e si creerà un sistema che sia in grado di formare più professionisti dell’ambito della salute per un sistema sanitario nazionale più forte.
Gabanelli e Ravizza affermano: “I posti disponibili, rispetto al 2017, erano già raddoppiati passando da 9.707 a 20.867“. Bernini risponde: “Vero, ma l’elemento che si omette nell’analisi è che, quando questo governo si è insediato, i posti erano 14.700“. In questi ultimi quasi 3 anni i numeri sono aumentati e aumenteranno ancora perché il governo ha chiesto un ulteriore allargamento di 3 mila posti per quest’anno – fino a 24 mila – con uno stanziamento di 50 milioni di euro. E per il futuro prevede un aumento di 30mila posti in 7anni, circa 4mila l’anno, che si tradurrebbe in un più medici formati all’interno del settore.
Il Governo Meloni è seriamente intenzionato ad aprire la facoltà di Medicina. Su questo punto è arrivata la contro-risposta delle due giornaliste. L’iscrizione a medicina continuerebbe a non essere libera perché lo sbarramento è posticipato di 3 mesi, alla conclusione del semestre aperto. Per quei 3 mesi gli studenti dovranno organizzarsi per seguire in presenza i corsi, quindi chi è fuori sede dovrà trovare una casa, senza sapere quale sarà il loro futuro. Anche le università nel semestre aperto si troveranno a far fronte a problemi organizzativi perché non ci sono abbastanza posti per tutti gli aspiranti medici.
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