In occasione dell’apertura dei lavori della Conferenza degli Ambasciatori, nell’ambito della XVII edizione degli Stati generali della diplomazia, Mattarella è intervenuto sottolineando le difficoltà in cui versa la diplomazia nello scenario attuale.
La questione è dirimente alla luce del delicato momento storico che stiamo vivendo, che il Presidente ha definito: “un’epoca di grande incertezza“. Ha poi continuato: “Il mondo, uscito stremato dalla pandemia – che pure aveva dato vita a forme di solidarietà tra Stati che inducevano alla speranza che si riproducessero a livello politico generale – non ha imboccato la strada della collaborazione. Appare, al contrario, segnato dal proliferare di conflitti, da una corsa alla frammentazione, anche economica“. La situazione risulta aggravata inoltre da “minacce transnazionali e non convenzionali, di natura ambientale, energetica“.
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In un contesto simile la capacità delle istituzioni di agire in maniera efficace è compromessa da atteggiamenti e forze “anche di natura non statuale“, che si propongono di “intaccare la cornice di norme e principi statuiti per assicurare ai membri della comunità internazionale interazioni stabili“, il Presidente della Repubblica invita riflettere su quale ruolo possa competere alla diplomazia.
Come spesso è già accaduto in passato, sottolinea Mattarella, “gli Stati vengono messi in discussione nella loro capacità di perseguire e garantire gli interessi dei popoli e, quindi, dei loro cittadini“. Ma ciò che contraddistingue la situazione attuale è il fatto che a mettere in questione l’agentività degli Stati sono “operatori internazionali svincolati da ogni patria, la cui potenza finanziaria supera oggi quella di Stati di media dimensione e la cui gestione di servizi essenziali sfiora, sovente, una condizione monopolistica“.
Mattarella, politica estera sia “motivo di convergenza”
Sulla base di queste premesse il Presidente ha poi sottolineato che un tratto tipico della maturità democratica degli Stati è che le diverse posizioni nel dibattito pubblico convergano in modo naturale nella politica estera. In Italia, afferma il capo dello Stato, si tratta di un processo che “si è gradualmente affermato nei decenni, dopo la lezione degasperiana“.
Sul ruolo che il nostro Paese riveste nello scenario internazionale, Mattarella ha ricordato che “Unione Europea e Alleanza Atlantica hanno segnato e segnano nel profondo la collocazione della Repubblica“, sottolineando come questo storicamente abbia influito in maniera decisiva sulla posizione raggiunta dal nostro Paese. Il Presidente ha detto infatti: “Dalla coerenza di queste scelte è derivata larga parte dell’autorevolezza conquistata dall’Italia con la ricostruzione morale e materiale del Paese all’indomani della Liberazione“.
Mattarella sui migranti “drammi migratori strumentalizzati da alcuni Stati”
Sulla gestione della questione migranti a livello internazionale Mattarella ha criticato duramente gli atteggiamenti di diversi Paesi: “drammi migratori sono talvolta
oggetto di gestioni strumentali da parte di alcuni Stati, per trasformarli in minaccia nei confronti dei vicini, in palese violazione di convenzioni internazionali liberamente
sottoscritte“.
Sulla linea da seguire il Presidente rimanda ai principi costituzionali: “La stabilità di un posizionamento la rinveniamo nei principi definiti dalla Costituzione, agli
articoli 10 e 11. Diritto di asilo per lo straniero cui venga impedito nel suo Paese l’esercito delle libertà democratiche, ripudio della guerra, perseguimento di pace e giustizia tra le nazioni anche attraverso limitazioni alla sovranità, in condizioni di parità con gli altri Stati. Di qui l’integrazione d’Europa, le Convenzioni internazionali, di qui le Corti di giustizia che ne sono derivate, a tutela dell’applicazione degli ordinamenti“.
Questione palestinese: “il futuro del Medio Oriente nella soluzione due popoli-due Stati”
Solo una soluzione a due Stati potrà, secondo il capo dello Stato, dare una svolta alla situazione in Medio Oriente. Sul destino della guerra Israele-Palestina il Presidente ha affermato: “Mediare non significa rinunciare a obiettivi ambiziosi. Guardando alla Palestina va ribadito fermamente che, per la Repubblica Italiana, l’autentica prospettiva di futuro risiede nella soluzione a due Stati“.
Puntare all’obiettivo di uno Stato palestinese significa, secondo Mattarella, “offrire al popolo della Cisgiordania e di Gaza un traguardo di giustizia e una convincente prospettiva di speranza per il proprio futuro, irrinunziabile condizione anche per una finalmente solida garanzia di sicurezza per Israele“. In risonanza con queste affermazioni la conclusione sulla Siria: “Con analoga tenacia occorrerà
accompagnare la definizione dello Stato che sorgerà dalla nuova situazione siriana, sia dal punto di vista politico sia per quel che riguarda le conseguenze umanitarie“
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