Il decreto legge sulle materie prime critiche è stato approvato oggi dalla Camera con 152 voti favorevoli, 70 contrari e 11 astenuti. Un nuovo successo per il governo Meloni che però, come sempre, deve fare i conti con le critiche delle opposizioni, che non lasciano cadere nel vuoto nessuna mancanza o superficialità. Nello specifico, questa volta, il centrosinistra ha puntato il dito contro l’incoerenza del governo che da un lato lotta da mesi per l’approvazione della riforma dell’Autonomia differenziata e dall’altro vota a favore di riforme che favoriscono il centralismo nazionale.
Il dl Materie prime, infatti, prevede che alcune delle competenze regionali in materia di programmazione territoriale vengano riportate a livello del governo, di fatto centralizzando un settore che fino a questo momento era stato gestito dalle singole entità regionali. Una decisione che di fatto sembra contrario all’ideologia dell’Autonomia differenziata e che offre quindi al centrosinistra uno spunto di critica piuttosto forte. Nonostante le dure parole delle opposizioni, il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, si è detto profondamente soddisfatto del risultato ottenuto.
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“Con questo provvedimento, proposto dal Mimit e dal Mase, il Governo colma un vuoto normativo e rilancia la politica mineraria del Paese” ha infatti dichiarato il ministro, che ha voluto evidenziare che il contenuto del provvedimento è “in perfetta sintonia con il
Critical Raw Materials Act europe, così da permettere una maggiore sostenibilità e autonomia strategica per garantire all’Italia un ruolo di primo piano nel panorama industriale e tecnologico“.
Cosa prevede il dl Materie prime
“Garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile delle materie prime critiche considerate strategiche e assicurare lo sviluppo di progetti che siano di rilevante interesse pubblico“ è questo l’obiettivo principale del decreto legge materie prime, che punta all’autonomizzazione del Paese per quanto riguarda il rifornimento di quei materiali che finora sono stati esportati da territori esteri. Un passo in avanti importante che prevede un ruolo fondamentale sia per il ministero del Made in Italy che per quello dell’Ambiente. Entrambi, infatti, avranno ruoli specifici necessari a rendere i settori estrattivi italiani competitivi a livello globale.
Presso il ministero del Made in Italy, infatti, sarà istituito un comitato tecnico permanente che dovrà accelerare e semplificare la ricerca di materie prime strategiche per il Paese, mentre l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) avrà il compito di elaborare il Programma nazionale di esplorazione, sulla base di una convenzione stipulata con il ministero delle imprese e del Made in Italy e il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.
Nonostante i piani del governo sembrino piuttosto chiari, il provvedimento prevede che nel prossimo futuro debbano essere aggiunte delle modifiche per renderlo realmente applicabile. Una mancanza che il centrosinistra ritiene imperdonabile e che potrebbe in qualche modo inficiare la riuscita dei progetti del governo.
Le critiche delle opposizioni
Il deputato di Azione Fabrizio Benzoni ha commentato l’approvazione del dl Materie prime, sottolineandone l’importanza per il Paese, soprattutto in vista della possibilità di una autonomizzazione del Paese. Allo stesso tempo, però, il deputato ha anche voluto sottolineare che le modalità con cui tali progetti sono stati presentati è del tutto “anomala“. “Non c’era alcuna necessità di una decretazione d’urgenza su questo provvedimento. Anche perché, lo ha detto anche il Governo, siamo davanti ad un provvedimento parziale a cui ne seguirà un successivo per completare quello che stiamo votando oggi” ha infatti dichiarato Benzoni.
Il deputato di Azione, quindi, critica la mancanza di un disegno strategico da parte del governo, perché “per dare delle risposte vere serve una visione complessiva, non si può rispondere con pezzi di puzzle“. Molto simili le critiche di Diego Di Sanzo, deputato del Pd, che ha sottolineato i contrasti di questo provvedimento con la riforma dell’Autonomia differenziata: “Se voi stessi siete contro l’autonomia differenziata, allora venite con noi a raccogliere le firme per il referendum contro l’autonomia differenziata, così poi gli italiani stessi potranno esprimersi sull’idea che vogliono di governo e di Stato, e indicarvi una strada, perché voi, evidentemente, una strada chiara, non l’avete“.
Durissimo il commento della deputata del M5S Emma Pavanelli, che ha sottolineato come nel decreto siano presenti numerosi “paradossi“, tra cui quello del rapporto del provvedimento con la riforma dell’Autonomia differenziata. La deputata ha espresso dubbi anche sulla necessità di definire “urgente” il decreto, sostenendo che la maggioranza sia “in totale confusione” e “in grado soltanto di esprimere una linea politica ondivaga e a tratti persino contraddittoria“.
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