L’ex M5S Luigi Di Maio ha commentato il conflitto in corso tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte, definendolo non una questione politica, ma piuttosto una lotta di potere.
Di Maio è stato una figura centrale nella storia del Movimento 5 Stelle, ricoprendo il ruolo di leader dal 2017 al 2020. Nel 2022 ha lasciato il partito per divergenze legate al sostegno al governo Draghi e all’invio di armi all’Ucraina. Attualmente è rappresentante speciale dell’UE per i Paesi del Golfo Persico.
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Ormai lontano dalle dinamiche interne del M5S, Di Maio osserva la disputa Grillo-Conte da una posizione esterna. Qualche settimana fa, prima che lo scontro sfociasse in azioni legali, aveva anticipato l’eventualità che Conte potesse privare Grillo dei contratti di consulenza e pubblicità, del valore di 300mila euro annui. Ora, quelle parole sembrano premonitrici, poiché Conte ha effettivamente minacciato di revocare tali accordi.
Di Maio ribadisce la sua posizione: Grillo dovrebbe stracciare i contratti del M5S
Recentemente, intercettato dai giornalisti mentre si dirigeva all’Assemblea ONU di New York, Di Maio ha ribadito al Corriere della Sera la sua visione: Grillo, secondo lui, dovrebbe stracciare i contratti con il Movimento per evitare di rimanere subordinato a Conte. Questa scelta, pur con conseguenze economiche, restituirebbe credibilità al fondatore del M5S e riporterebbe lo scontro su un piano politico, permettendo di riaprire la discussione sul simbolo e togliendo a Conte importanti leve di potere.
Di Maio non si riconosce più nel M5S, soprattutto per le posizioni su Ucraina e Medio Oriente. Tuttavia, avendo partecipato già al primo scontro tra Grillo e Conte nel 2021, dove fece da mediatore, conosce bene le dinamiche interne al Movimento. Secondo lui, Grillo avrebbe dovuto lasciare che fosse Virginia Raggi a guidare la battaglia politica, considerato il suo ampio seguito tra attivisti e militanti. Con lei in prima linea, lo scontro sarebbe rimasto nell’ambito della politica, invece di trasformarsi in una guerra legale, soprattutto dopo il crollo alle ultime Europee, dove il M5S ha toccato il minimo storico del 9,99%.
Un confronto di potere tra Grillo e Conte
Per Di Maio, l’attuale conflitto è chiaramente un confronto di potere tra Grillo e Conte, non legato a differenze politiche. Entrambi, infatti, condividono la stessa visione strategica, come l’alleanza con il Partito Democratico. L’assemblea convocata da Conte, pertanto, non mira a delineare un nuovo programma politico, ma è una resa dei conti interna. Di Maio sostiene alcune delle novità proposte, come il cambio del simbolo e l’abolizione del limite dei due mandati, ma evidenzia come l’assenza di organi congressuali strutturati all’interno del Movimento trasformi ogni scontro in una battaglia legale.
“Stillicidio quotidiano”
L’ex leader pentastellato prevede che questo “stillicidio quotidiano” finirà per far perdere voti al Movimento. Se ci sarà una scissione, inevitabilmente i consensi si dimezzeranno, poiché M5S e Conte hanno più voti insieme che separati. Di Maio parla per esperienza diretta, avendo vissuto la scissione del 2022, che ha già avuto un impatto sui voti.
Con una nota malinconica, conclude dicendo che Grillo ha elevato Conte al suo stesso livello conferendogli pieno potere, e ora si ritrova in una situazione avvilente, con Conte che minaccia Grillo: “Se non fai il bravo, ti tolgo la paghetta”.
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