Slitta a oggi l’incontro decisivo per definire l’eventuale accordo tra Pd e Azione. Scettici i Dem: «Troppi veti». Si avvicina il terzo polo
Doveva essere ieri la giornata deciisiva per Letta e Calenda, ma le discussioni, i veti, le condizioni e qualche tweet al veleno hanno fatto slittare tutto ad oggi. Enrico Letta e Carlo Calenda torneranno a vedersi alla Camera ma stavolta sarà un sì o un no, visto che il 20 agosto, scadenza per la presentazione delle liste, si avvicina e c’è da organizzare ancora molto lavoro per tutti i partiti.
La trattativa e le reazioni
Calenda ieri ha tenuto il suo punto, fissando le condizioni per entrare, insieme a +Europa, in coalizione con il Pd. No a chi ha ostacolato Draghi, in particolare Di Maio (Insieme per il Futuro) e Fratoianni (Sinistra Italiana). Veti che però non piacciono ai Dem: Letta ha convocato una riunione via web con la segreteria allargata, cercando di trovare una sintesi tra chi vuole chiudere e chi invece vede i voti di Azione come un bottino da non farsi scappare troppo facilmente. Tra questi, Stefano Bonaccini, Antonio Decaro e la vicesegretaria Irene Tinagli. Dalla riunione ne esce un appello a procedere senza veti reciproci, «a costruire un’alleanza che prosegua nel forte impegno europeista che l’esecutivo guidato da Draghi ha saputo interpretare».
Per Calenda è troppo poco: «Enrico sei troppo intelligente per considerare questo appello una risposta. Vediamoci oggi con Più Europa e chiudiamo in un senso o nell’altro. Così ci facciamo male tutti», scrive in un tweet. Letta però non ci sta: «Io e Calenda tre giorni fa ci siamo stretti la mano e ci siamo messi d’accordo su una strada, ma se tutto salta tre giorni dopo, vuol dire che non serve a niente», ha spiegato ai suoi. Stamattina nuova round, da dentro o fuori.