A quasi un anno dal giorno in cui Alexander de Croo, attuale primo ministro belga e presidente entrante del Consiglio dell’Unione europea, affidò ad Enrico Letta la redazione di un rapporto di alto livello sul futuro del mercato interno dell’Unione europea, il documento è pronto ed è carico di spunti che esortano l’Ue a fare di più, a trasformarsi in una comunità a tutto tondo, in cui nessun ambito è lasciato alla sola gestione nazionale. Un unione, che come dice la parola stessa, non lasci mai da soli ma intervenga in ogni settore per riportare la concorrenza e soprattutto per eliminare le forti differenziazioni presenti tra Stati membri.
Un secondo documento, oltre a quello redatto da Mario Draghi sul futuro della competitività europea, che servirà ad Ursula Von der Leyen per modellare il suo operato e per costruire un percorso quinquennale che possa rafforzare l’Unione europea, soprattutto in quegli ambiti in cui si mostra ancora troppo debole rispetto alle superpotenze mondiali. Primo tra tutti l’ambito della Difesa, indicato anche da Enrico Letta come uno dei settori su cui intervenire con una certa urgenza, in vista delle possibili conseguenze derivanti dai due conflitti in corso.
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Il rapporto compilato dall’ex segretario del Partito democratico ha poi incoronato Ursula Von der Leyen, attuale presidente della Commissione Ue, come “unica leader che, da questo periodo di debolezza politica europea, esce rafforzata“. Lo ha sottolineato lo stesso Letta, in una intervista a La Stampa, in cui ha spiegato i punti cardine del suo lavoro, chiarendo anche le aree di intervento principali su cui l’Unione europea dovrà concentrarsi nei prossimi anni, con piani sia a breve che a lungo termine.
Letta: “Bisogna partire da un sano pragmatismo“
“Dobbiamo fermare il declino di un’Europa che gode delle sue bellezze artistiche e culturali ma delega agli altri la capacità di creare valore” ha dichiarato l’ex presidente del Consiglio, sottolineando che è giunto il momento di mettere da parte le incertezze ed impegnarsi per lavorare sul rafforzamento dell’Unione europea. “Cinque anni fa si discuteva di Italexit, oggi non ne parla nessuno” ha sottolineato Letta, chiarendo che ora “l’Ue non è più in discussione, anche perché abbiamo avuto il triste risveglio dopo l’invasione russa in Ucraina, quando il mondo dei Brics non ci ha seguito“.
Secondo le parole di Letta, quindi, il ruolo e la necessità dell’Ue non è più in dubbio, per cui è possibile lavorare affinché tutti gli Stati membri non si oppongano ad opere di miglioramento e soprattutto di rafforzamento. “Bisogna assolutamente partire da un sano pragmatismo” ha dichiarato l’ex segretario del Pd, ricordando come vi siano alcuni settori che non sono parte dell’“integrazione politica” che dovrebbe garantire la comunità europea. Si tratta dei tre macro settori delle telecomunicazioni, dei servizi finanziaria e dell’energia, a cui ora si aggiunge anche la difesa.
Finché questi ambiti saranno esterni dall’organizzazione dell’Ue, allora non sarà possibile un reale potenziamento dell’Unione. “Il disastro delle telecomunicazioni, i problemi energetici, e le fatiche della finanza europea sono dovuti tutti e tre in gran parte a questa frammentazione” ha infatti spiegato Enrico Letta, chiarendo che ciò accade perché “siamo tutti divisi e ognuno di questi operatori economici deve confrontarsi con un’Authority nazionale“.
Letta: “Come soluzioni ho indicato tre strade“
L’ex presidente del Consiglio ha rivelato a La Stampa di aver inserito all’interno del suo rapporto sul mercato interno della Ue tre possibili strade che possono essere seguite per giungere a soluzioni efficaci. Queste saranno ovviamente rivelate al momento della pubblicazione del report e, per ora, Letta si limita a chiarire che dal suo punto di vista le priorità dell’Unione europea riguardano l’impegno per il rilancio della comunità e la creazione di nuovo valore all’interno dell’Ue.
Innanzitutto, secondo l’ex segretario del Pd, è necessario iniziare ad agire a partire dagli investimenti, affinché i risparmi si trasformino in un meccanismo che metta nuovamente in moto l’economica. Affinché questo accada, secondo Letta, è necessario mostrare ai cittadini la necessità di “fondi per la Difesa” così che anche i Paesi frugali, che si trovano la guerra alle porte si trasformino in “europeisti“. Per quanto riguarda la terza strada, l’ex premier preferisce non sciogliere la riserva, ma parlare piuttosto del nodo del Green deal, su cui l’Ue ancora fatica a trovare una quadra.
“Per fare veramente la transizione green, bisogna accompagnare gli agricoltori, l’industria automobilistica e le imprese” ha dichiarato Letta, spiegando che se si continua a trascurare queste tre categorie senza proporre loro un sostegno economico “si rischia la rivoluzione“. La questione però deve essere affrontata, poiché è assolutamente necessaria una svolta Green che riguardi i Paesi membri. Il metodo però deve prevedere che questi siano accompagnati nella transizione, affinché si eviti un epilogo simile a quello avvenuto con “il primo settore“.
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