Il presidente del Consiglio nella conferenza stampa a palazzo Chigi riferisce gli esiti del colloquio avuto con il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti e i sindacati sul tema del salario minimo: «Serve il coinvolgimento di più parti sociali»
Sì al salario minimo, ma con i contratti collettivi come pilastro. È questa la decisione del Governo, rilanciata al presidente Mario Draghi nella conferenza stampa a palazzo Chigi. «La contrattazione collettiva è uno dei punti di forza del nostro modello industriale, non accettabile che alcuni contratti siano scaduti da 3 o 9 anni. Oggi a livello europeo è stata approvata la direttiva sul salario minimo e il governo intende muoversi in questa direzione», promette il premier.
Draghi parla dell’accordo sociale auspicato fra le parti dell’esecutivo che nei mesi scorsi ha tentato di rafforzare per far fronte alle emergenze economiche, politiche e sociali. Tira un’aria di cauto ottimismo a palazzo Chigi: «L’economia italiana continua a crescere ma le previsioni sono piene di rischi, prime tra tutte aumento costo della vita. Lo scopo del patto è la continuazione della crescita e la protezione del potere d’acquisto».
Il premier ribadisce che bisogna intervenire per favorire l’occupazione e lottare contro le disuguaglianze che si aggravano. L’occhio di maggior riguardo va alla difesa dei salari e delle pensioni, ma per fare questo, ammonisce il presidente, occorre lottare insieme, con il coinvolgimento di tutte le parti sociali.
Le mire del Governo si spostano al varo di un intervento sul cuneo fiscale, intervenendo sui salari bassi senza aumentare i tassi di interesse. È proprio sul lavoro povero che Draghi concentra le sue attenzioni: «Bisogna fare fare qualcosa di più per il lavoro povero perché i dati degli ultimi giorni sono drammatici e sono destinati a peggiorare per l’inflazione».
Si tratta di mettere in campo degli interventi strutturali e continuativi nel tempo. Le misure prese ad hoc, come i 33 miliardi per far fronte al caro energia, non possono durare per sempre. Molti di essi saranno presi con la legge di bilancio, altri molto prima: «Al momento non è necessario uno scostamento di bilancio».
«Noi non abbiamo mai usato l’evasione fiscale come possibilità di entrata e non ne abbiamo parlato stamattina. L’evasione va perseguita per se stessa, non può essere utilizzata in anticipo rispetto a quando viene incassata», continua il premier in conferenza stampa.
L’incontro con i sindacati
«Nella riunione di oggi abbiamo stabilito prima di tutto un metodo di lavoro: prevediamo incontri su una serie di temi, l’energia prima di tutto, la trasformazione di settori produttivi importanti, come automotive e acciaio. Poi il Pnrr, su cui esiste un tavolo permanente ma si vuole renderlo più attivo e importante, e poi la legge di bilancio. Ma anche un tavolo sul precariato, alla luce degli ultimi dati emersi negli ultimi giorni», racconta Draghi sull’incontro con i sindacati e il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti.
La riunione è stata definita dal premier di esito positivo e ha portato alla presentazione delle linee guida dei temi chiave: «Abbiamo concordato di rivederci fra due settimane quando il governo presenterà un provvedimento corposo. Abbiamo già fatto molto per le famiglie, con oltre 33 miliardi di euro».
Sicuro entro luglio ci sarà un intervento per mitigare gli effetti del caro energia. Le aree su cui si insisterà sono le stesse dei precedenti decreti: accise di benzina e gasolio, bollette ma anche interventi proporzionati al reddito.
Sulla fiducia: «Un governo con ultimatum non aiuta»
Draghi parla poi delle tensioni di governo degli ultimi periodi, con l’ultimatum del Movimento 5 Stelle e l’incontro con Giuseppe Conte. È proprio sui pentastellati che il premier si esprime: «Quando ho letto la lettera ho trovato molti punti di convergenza con l’agenda di governo, quindi l’incontro di oggi con le forze sociali va esattamente in quella direzione. Ho già detto che per me non c’è un governo senza M5s e non c’è un governo Draghi altro che l’attuale, questa è la situazione».
Dagli occhi del premier la situazione è di piena fiducia. Domani mattina, le forze grilline si riuniranno al Consiglio nazionale per discutere sull’astensione al Dl Aiuti in Senato. Non è altrettanto positivo il senatore Marco Croatti, che su Facebook tuona: «L’unico vero motivo per trattenerci dentro e che fuori facciamo paura. Meglio dentro zitti e buoni che fuori incazzati e agguerriti. Poi saremo noi quelli che fanno strategia per amor di poltrona… I 9 punti sono lì che aspettano. E il tempo scorre».
Sulle fibrillazioni della Lega, Draghi commenta: «Io un esempio l’ho fatto, poi ci metta il nome che vuole. Se il governo riesce a lavorare continua oppure no». La prospettiva del voto in autunno fa esprimere il premier con un bel “no comment”: «Essendo uno degli attori in questa storia non è un giudizio obiettivo e distaccato, sono parte di quel che succede».
Il rinvio del Governo alle Camere è deciso solo da Mattarella, ribadisce il presidente del Consiglio: «Se mi domandate se ci sarà in caso di mancato appoggio del M5s al governo, lo dovete chiedere al presidente della Repubblica».