Lo sciopero generale del 29 novembre è passato ma le polemiche e gli scontri che esso ha fatto nascere in seno alla politica e alle associazioni sindacali non si sono ancora sedate. Oggi si sono di nuovi espressi in merito alla questione il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, e il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ormai divenuti i volti principali dello scontro. I due continuano ad occupare posizioni diametralmente opposte: il primo si è innalzato a difensore del diritto dei cittadini ad usufruire dei servizi pubblici per cui versano i loro contributi, il secondo continua a difendere il diritto alla sciopero dei lavoratori che non si sentono rappresentati dalle riforme portate avanti dal governo.
La giornata di ieri potrebbe quindi essere solo la prima di una lunga battaglia riguardante gli scioperi, come sembrerebbero annunciare le parole del ministro. Salvini ha infatti dichiarato oggi di essere pronto a non lasciare che i sindacati continuino con le proposte indiscriminate di astensioni dal lavoro. Dopo essersi detto soddisfatto di “aver garantito, ieri, il diritto a viaggiare con i mezzi pubblici a milioni di italiani“, il vicepremier leghista si è detto pronto a continuare la sua battaglia: “Il mio impegno non cambia in vista di dicembre, quando si contano già 15 scioperi proclamati, fra cui uno generale fissato il 13 (guarda caso un altro venerdì) a pochi giorni dal Natale“.
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In questo senso, quindi, il leader della Lega ha dichiarato di essere pronto ad intervenire ancora, con lo scopo di continuare ad aiutare gli italiani che per primi pagano le conseguenze di questi scioperi. Le parole di Matteo Salvini hanno ovviamente attirato l’attenzione del leader della Cgil, il qualche non si è fatto sfuggire l’occasione di ricordare ancora una volta l’importanza del diritto allo sciopero, garantito a tutti i cittadini italiani.
Landini, nel corso del suo intervento al congresso nazionale delle Acli, ha infatti ricordato di aver regalato alla Presidente del Consiglio “L’uomo in rivolta” di Albert Camus, come simbolo della volontà “di rimettere al centro la volontà delle persone“. Il sindacalista ha infatti spiegato di aver interpretato il messaggio del libro come la necessità per l’uomo di “rivoltarsi di fronte alle ingiustizie, perché altrimenti non esiste come persona, perché viene cancellato“. In questo modo, quindi, Landini avrebbe spiegato il significato delle sue parole di ieri, che avrebbero indignato parte del centrodestra.
Oggi, il leader della Cgil è tornato sull’argomento, decidendo di lanciare un messaggio alle istituzioni, che sembrerebbero vedere nel diritto allo sciopero un pericolo per la tenuta dello Stato. “La messa in discussione della democrazia non la danno le persone in piazza per i propri diritti, ma chi in Parlamento sta tentando di far passare un decreto che chiama sicurezza ma riduce le libertà e gli spazi delle persone“, ha infatti sostenuto Landini, facendo riferimento al dl Sicurezza, al cui interno sarebbero presenti norme che renderebbero illegali alcune forme di manifestazioni.
Tornando poi sulla giornata di ieri, il sindacalista ha spiegato che le 500mila persone che hanno deciso di scendere in piazza avrebbero dimostrato la volontà del popolo di “esserci e partecipare“, al fine di mostrare alle istituzioni il loro scontento. “Il livello di sfruttamento e di impoverimento sociale non è più accettabile e la gente vuole reagire“, ha poi aggiunto Landini, chiarendo che ad oggi è necessario “presentare un terreno di iniziativa che sia in grado di cogliere queste richieste“.
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