Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha recentemente commentato le dichiarazioni di Carlo Calenda, leader del partito Azione, e ha dato vita a una polemica che ha acceso il dibattito politico e sindacale. Landini ha risposto con decisione alle accuse di Calenda, che lo aveva accusato di essere troppo indulgente nei confronti della proprietà di Stellantis.
In un incontro pubblico a Milano, Landini ha spiegato di aver querelato Calenda per le sue affermazioni, dichiarando di essersi “rotto le scatole” e sostenendo che la Fiom e la Cgil non hanno nulla da spiegare a nessuno. La critica di Landini si riferiva principalmente alla posizione di Calenda e degli altri esponenti politici che, secondo lui, avevano sempre appoggiato le scelte aziendali che oggi stanno creando difficoltà al settore automobilistico.
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Landini: le sue parole su Stellantis
Secondo Landini, sin dal 2010, la Cgil e la Fiom erano gli unici a opporsi alle decisioni prese dai vertici di Stellantis, avvertendo che quelle scelte avrebbero portato l’industria a un punto di crisi. In particolare, Landini ha sottolineato come i sindacati siano stati emarginati, arrivando addirittura a dover ricorrere alla Corte Costituzionale per poter rientrare nella fabbrica e riprendere il dialogo con l’azienda. In contrasto, ha osservato, Calenda e molti altri politici erano silenti e avevano sostenuto le scelte aziendali, favorendo il processo che ora si trova di fronte a problematiche molto gravi, tra cui licenziamenti e tagli nei settori strategici.
Landini vs la legge di bilancio
La critica di Landini si estende anche alle politiche del Governo, in particolare alla legge di bilancio recentemente presentata. Il segretario della Cgil ha dichiarato che il Governo ha deciso di non discutere con nessuno prima di inviare la legge in Parlamento, creando un contrasto con le richieste dei sindacati e delle forze sociali. Landini ha ribadito che la legge di bilancio necessita di un cambiamento radicale, poiché non affronta le principali problematiche del Paese, come l’aumento dei salari, il rinnovo dei contratti di lavoro, il potenziamento della sanità pubblica e la creazione di politiche industriali che possano affrontare la crisi in corso. Inoltre, ha sottolineato come l’attuale manovra economica non preveda alcuna politica per sostenere il settore automotive, un settore cruciale per l’economia italiana, che sta attraversando una fase difficile.
In merito alla legge Fornero, che riguarda le pensioni, Landini ha criticato l’atteggiamento del Governo che, pur avendo promesso di abolirla, ha peggiorato la situazione, portando l’età pensionabile a 70 anni senza garantire un sistema pensionistico adeguato per il futuro. Il leader sindacale ha lanciato un grido d’allarme sulla situazione che vivono milioni di lavoratori, specialmente quelli più vulnerabili, che si trovano ad affrontare un sistema economico che non risponde alle loro necessità.
Landini: lo sciopero generale del 29 novembre
Landini ha anche annunciato che lo sciopero generale indetto con la Uil per il 29 novembre non è solo una protesta contro la legge di bilancio, ma l’inizio di una mobilitazione più ampia per cambiare il Paese. Ha affermato che l’obiettivo non è solo migliorare la legge di bilancio, ma trasformare profondamente le politiche economiche e sociali italiane. In questo contesto, ha spiegato che la Cgil ha deciso di raccogliere firme per promuovere referendum, in modo che la popolazione possa esprimersi direttamente su temi cruciali come i diritti dei lavoratori, il salario, e la sanità. L’invito è a costruire una “maggioranza democratica” che si batta per difendere i diritti dei lavoratori e dei cittadini, sottolineando che ogni persona che ha bisogno di lavorare per vivere dovrebbe unirsi per migliorare la propria condizione e quella collettiva.
La mobilitazione della Cgil non si limita al piano nazionale, ma si estende anche a preoccupazioni internazionali, come il programma politico di Donald Trump. Landini ha espresso preoccupazione per le politiche di Trump, in particolare per il suo negazionismo nei confronti del cambiamento climatico e per le sue proposte fiscali che, secondo il leader sindacale, favorirebbero ulteriormente i ricchi a discapito dei più poveri. Landini ha fatto appello a una visione più multilaterale delle relazioni internazionali, che risponda alle sfide globali con una politica di pace e di riduzione delle spese militari, piuttosto che con chiusure nazionalistiche che rischiano di acutizzare i conflitti geopolitici.
Landini e “la rivolta sociale”: le critiche
Il commento di Landini sulla “rivolta sociale” ha suscitato forti reazioni politiche. In una dichiarazione a margine dell’assemblea nazionale dei delegati a Milano, Landini ha detto: “E’ il momento di una vera e propria rivolta sociale perché avanti così non si può più andare“, ribadendo le ragioni dello sciopero generale contro la legge di bilancio previsto per il 29 novembre. Secondo il leader sindacale, questo sciopero è solo “l’inizio” di una mobilitazione che va ben oltre la manovra economica. Ha spiegato: “Il nostro obiettivo non è semplicemente migliorare o cambiare la legge di bilancio, il nostro obiettivo è cambiare e migliorare il nostro Paese“. Inoltre, ha aggiunto: “Pensiamo che per difendere la libertà di esistere di chi per vivere ha bisogno di lavorare le persone debbono avere dei diritti“, lasciando intendere che la lotta proseguirà su altri fronti, incluso l’uso di referendum.
Tuttavia, la sua dichiarazione ha incontrato dure critiche da parte di esponenti di Fratelli d’Italia. Il senatore Salvo Sallemi ha definito l’invito alla “rivolta sociale” come un passo molto problematico. “Fa rabbrividire che il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, si auguri una rivolta sociale. Pesare le parole è una responsabilità necessaria, soprattutto in un periodo storico in cui i facinorosi dei centri sociali hanno ritrovato nelle strade italiane una preoccupante intraprendenza“, ha dichiarato in una nota, chiedendo che Landini “chieda scusa e pesi le parole“.
Anche Antonella Zedda, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, ha replicato duramente, accusando Landini di richiamare figure del passato: “Quando invoca la rivolta sociale, Maurizio Landini sembra voler indossare i panni del cattivo maestro, una figura che speravamo appartenesse soltanto al passato crudele e violento degli anni ’70“. Zedda ha aggiunto che tali dichiarazioni potrebbero alimentare azioni violente: “Ognuno dovrebbe ponderare le parole, per evitare che qualche esagitato – e all’estrema sinistra ce ne sono tanti – possa usare certe espressioni come pretesto per le proprie malefatte“.
Landini: il commento di Foti
Tommaso Foti, capogruppo di FdI alla Camera, ha ironizzato sulla posizione di Landini, sottolineando il contrasto tra le sue parole e la sua situazione personale. “Ci chiediamo con quale coraggio il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, inciti alla rivolta sociale. Dopo l’aumento del suo stipendio di quasi trecento euro al mese, alla faccia dei suoi appelli al salario minimo, ormai è rimasto da solo a credere ai suoi esilaranti proclami di insurrezione“. Foti ha poi aggiunto una pungente critica sulla gestione interna della CGIL: “Non sono bastati neanche gli episodi di distribuzione di incarichi d’oro ai suoi amici fidati, come le partecipazioni al Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps, che arrivano a 6mila euro, o la cassaintegrazione inflitta ai lavoratori di una società di Perugia controllata al 100% dalla CGIL di cui è segretario“.
Infine, Foti ha avvertito Landini di fare attenzione alle sue parole, definendole pericolose: “Stia molto attento Landini, a incitare alla rivolta sociale, perché integra gli estremi di un reato, oltre a perdere totalmente la faccia”. Ha concluso sarcasticamente, dicendo: “Capiamo che oggi Landini debba tentare di fare il rivoluzionario in Italia, ma ciò non può giustificare la sua retorica“.
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