Dal congresso della sigla sindacale emergono i punti contestati all’esecutivo Meloni: per Landini la riforma fiscale va ritirata
L’accelerata del governo sulla delega fiscale non è piaciuta alla Cgil. E dal congresso della sigla emergono tre punti di maggiore distacco con il governo, ossia tasse, salario minimo e reddito di cittadinanza.
Il tema fiscale
Per quanto riguarda la delega fiscale, la premier rivendica l’accelerazione data nell’ultima seduta del consiglio dei ministri, mettendo in evidenza il fatto che anche i lavoratori avranno benefici dalla riforma, in particolare nella fascia dei redditi medio bassi, ossia la gran parte dei dipendenti dentro la prima aliquota. Nei piani del governo inoltre le spese per asilo, bus e istruzione diventeranno interamente deducibili e ci sarà anche la monetizzazione dei fringe benefit. Tra le novità annunciate, anche l’aumento della no tax area per i lavoratori (oggi a 8.174 euro che sarà equiparata a quella dei pensionati a 8.500 euro), oltre alla flat tax sui redditi incrementali anche per i dipendenti. Ma è proprio sulla flat tax che emerge la maggiore distanza con Landini: il segretario Cgil boccia infatti tutte le forme del dispositivo tanto voluto dalla Lega, visto che a suo parere vanno contro il principio di progressività scritto nella Costituzione.
Salario minimo
Sul salario minimo il governo ribadisce il suo no: la soluzione studiata piuttosto è quella di estendere i contratti collettivi e combattere i contratti pirata, contrastare il lavoro irregolare e andare avanti sul taglio del cuneo. Una strada, quella del rafforzamento della contrattazione, che di certo non dispiace ai sindacati. Ma per Landini il discorso di fissare una soglia di salario sotto la quale non poter andare va legato alla definizione di una legge sulla rappresentanza e alla validità generale dei contratti.
La gestione del reddito di cittadinanza
Secondo il presidente Meloni il Rdc è una misura sbagliata, fermo restando la volontà di tutelare chi non può lavorare. Su questo fronte, dall’anno prossimo il reddito di cittadinanza scomparirà per lasciare il posto a quella che potrebbe chiamarsi “Mia”, Misura per l’inclusione attiva. Per la Cgil invece il dispotivo andava migliorato ma non abolito.