Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha riacceso le polemiche riguardanti il voto per il referendum dell’8 e del 9 giugno. Le votazioni per i cinque quesiti riguardanti i diritti sul lavoro e l’assegnazione della cittadinanza italiana sono infatti finite al centro di un dibattito sorprendente, che ha colpito da vicino sia la maggioranza che le opposizioni italiane. Il centrodestra, ad esclusione di Noi Moderati di Maurizio Lupi, ha infatti invitato i cittadini a non recarsi alle urne, utilizzando l’astensioni come posizione politica.
Una richiesta che ha infuriato le opposizioni, quasi unitamente impegnate a promuovere e pubblicizzare il referendum. A riaccendere i riflettori su quanto accaduto è proprio la seconda carica dello Stato che, durante l’incontro “Spazio Cultura” a Firenze, è stato incalzato sulla sua intenzione di andare alle urne. “Io continuo a dire che ci penso“, ha sostenuto, per poi aggiungere: “Però di una cosa sono sicuro. Farò propaganda affinché la gente se ne stia a casa, poi io magari vado a votare…“.
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Una scelta che si allinea a quella del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che aveva dichiarato come il voto possa essere considerato una vera e propria forma di voto con cui i cittadini possono esprimere il proprio dissenso. Allo stesso modo, anche il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, ha sostenuto che i forzisti parteggiano per l'”astensionismo politico“, in quanto contrari ai cinque quesiti contenuti nel referendum. Le parole di La Russa, dunque, hanno immediatamente risvegliato la furia del centrosinistra, nuovamente intervenuto per criticare con toni durissimi la posizione del Presidente del Senato.
Referendum, la rabbia delle opposizioni contro la campagna di La Russa
Tra i primi ad intervenire a seguito delle dichiarazioni del presidente, c’è il leader di Avs, Angelo Bonelli, che ha sostenuto come il discorso di La Russa possa essere considerato “una dichiarazione di guerra alla Costituzione e alla nostra democrazia“. Proprio per questo, il portavoce di Europa Verde ha chiesto le dimissioni della carica dello Stato, per poi esortare i cittadini ad andare a votare proprio per non far avverare la visione del presidente del Senato.
Durissimo anche l’intervento di Riccardo Magi, leader di +Europa, secondo cui sarebbe “indegno” quando prospettato da La Russa, il quale è stato accusato di “non sapere nemmeno cosa sia la democrazia, visto che insieme al governo Meloni ha trasformato il Senato nel passacarte di Palazzo Chigi“. Inoltre, secondo Magi, le parole di La Russa sarebbero la dimostrazione del timore del centrodestra nei confronti del voto popolare ed ha auspicato che proprio il suo invito all’astensione si trasformi in una maggiore volontà del popolo di andare alle urne.
Anche il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha deciso di prendere parte al coro di sdegno, ricordando l’importanza dei cinque quesiti che saranno presentati ai cittadini l’8 e il 9 giugno, in quando fondamentali per aumentare i diritti e le tutele per i lavoratori. “Sembra un horror invece sono le esternazioni dei vertici delle nostre Istituzioni“, ha sostenuto convintamente.
Secondo Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, il tentativo di La Russa di convincere gli italiani a disertare le urne sarebbe “un atteggiamento eversivo“, che inoltre assumerebbe un carattere ancora più grave perché adottato nel giorno in cui si ricordano le morti di Aldo Moro e Peppino Impastato, “due martiri della democrazia“.
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