La Russa difende Meloni e il Premierato: “Nessun rischio politico”

La tenuta del governo è solida e il fallimento del premierato non mettere in pericolo il ruolo di Giorgia Meloni, almeno secondo le parole del presidente del Senato. Questo ha sostenuto che Meloni, a differenza di Renzi, resisterà al colpo e finirà la sua carica. Una dichiarazione che ha infastidito l'ex sindaco di Firenze, che ha immediatamente risposto alle accuse

Redazione
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L’eventuale referendum sul premierato non porterà alcun rischio politico a Giorgia Meloni” lo ha decretato Ignazio La Russa alla Versiliana, difendendo a spada tratta gli interessi del governo in materia di riforme costituzionali e soprattutto spiegando la presunta differenza sostanziale che distanza il premier e Matteo Renzi, anche lui fautore di una riforma costituzionale, che gli è costata però la poltrona di presidente del Consiglio.

Il Presidente del Senato ha chiarito che “Giorgia Meloni non è Renzi” e di conseguenza la sua riforma non avrà lo stesso esito di quella dell’ex sindaco di Firenze. “Renzi infatti aveva personalizzato quell’appuntamento perché era il capo di un partito che non gli assomigliava” ha spiegato La Russa, sostenendo che “l’ex premier puntò tutto sulla riforma non per dare una forma istituzionale migliore all’Italia, ma per accreditarsi perché ne aveva bisogno. Voleva consolidare o affermare la sua posizione“.

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni
Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Attualmente, invece, Giorgia Meloni agirebbe semplicemente nell’interesse dello Stato, perché a capo di un governo solito e di un partito politico che è allineato alle sue ideologie e alle sue azioni. “Giorgia sa che i governi che durano poco sono stati una palla al piede e spera di fare il bene con questa riforma” ha chiarito La Russa, aggiungendo che “non dovessero approvarla terremo l’attuale situazione che è quella che ha prodotto un governo di centrodestra“.

Renzi risponde a La Russa: “Giorgia non è me perché non fa le riforme

Le parole della seconda carica dello Stato hanno punto nel vivo il leader di Italia Viva, che ha deciso di rispondere immediatamente alle accuse. “Ha ragione il presidente del Senato quando dice che Giorgia Meloni non rischia sul referendum perché ‘Meloni non è Renzi’” ha dichiarato l’ex premier, rispolverando una delle accuse principali del suo repertorio contro il Presidente del Consiglio. “Meloni non è Renzi, Giorgia Meloni non fa le riforme: fa i post, i Tweet, i video. È esperta di complotti ma le riforme sono altra cosa” ha tuonato Renzi, accusando nuovamente il premier di comportarsi da “influencer“.

Campo largo, il leader di Italia Viva Matteo Renzi
Il leader di Italia Viva Matteo Renzi

L’ex sindaco di Firenze ha poi deciso di alzare il tiro e dare la sua lettura del prossimo futuro, in particolare decretando quella che sarà la reale conclusione del premierato: “Al referendum costituzionale non si dimetterà perché non ci arriverà: abbandoneranno la riforma prima. La Russa lo sa bene“.

La Russa: “Quello delle riforme è un percorso accidentato

Ignazio La Russa al momento non sembra nutrire particolari dubbi sulla riforma del premierato. “Ho sempre ritenuto che l’elezione diretta sarebbe adatta e quindi spero che questa riforma trovi compimento” ha infatti dichiarato il presidente del Senato, per poi confessare di ritenere che il percorso delle riforme costituzionali sia accidentato” perché “non c’è stata finora volontà di mediazione da parte di tutti i partiti“. La seconda carica dello Stato ha infatti spiegato che nonostante il tentativo del centrodestra di moderare il testo della riforma, non toccando i poteri del Presidente della Repubblica, “le opposizioni si sono subite chiuse a riccio“.

Un discorso simile è stato pronunciato da La Russa sulla riforma dell’Autonomia, per cui ha sostenuto che la raccolta firme organizzata dal centrosinistra sia stata in qualche modo indirizzata. In realtà, il presidente del Senato non vedrebbe nulla di pericoloso nella riforma, perché “se interpretata nella maniera migliore questa riforma è indirizzata alle classi dirigenti regionali, le mette alla prova“.

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