Il primo passo indietro di Antonio Tajani sullo Ius Scholae è già arrivato. A poco più di 24 ore dallo scoppio della polemica sulla legge per l’assegnazione della cittadinanza, il leader di Forza Italia si tira indietro per evitare lo strappo con gli altri partiti di maggioranza. “La riforma della cittadinanza non è una priorità del governo, come magari lo è quella della giustizia“, ha infatti dichiarato ai cronisti che lo interrogavano sulla data di pubblicazione della proposta di legge.
Il caso è scoppiato ieri, dopo che le opposizioni hanno iniziato a pressare il vicepremier sulla possibilità di portare in aula la proposta dello Ius Scholae, affinché venga votata anche dalle opposizioni. Una possibilità che però avrebbe creato un certo scompiglio nella maggioranza, in particolare nella Lega, che avrebbe visto questa apertura del partito come una sorta di tradimento alla coalizione di governo. Le opposizioni hanno infatti sfruttato il momento di debolezza proprio per dimostrare la teoria secondo cui la legge sulla cittadinanza presentata da Tajani non sarebbe altro che un gioco politico.
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Il vicepremier, però, non ci sta e sostiene che lo slittamento della proposta non è affatto una marcia indietro. “Il testo è stato già depositato alla Camera e al Senato“, ha infatti dichiarato convinto, sostenendo che lo spostamento del voto è dovuto solamente a questioni legate al sovraffollamento delle Aule. “Lavoreremo dopo l’estate quando la situazione sarà a livello parlamentare meno ingolfata per aprire un dibattito su questa questione“, ha spiegato, aggiungendo comunque che metà della proposta sullo Ius Italie è stata recepita dal governo, per quanto riguarda lo Ius sanguinis, per cui ora è arrivato il momento di concludere i lavori arrivando anche all’approvazione dello Ius Scholae.
Tajani: “La mia è una scelta di responsabilità”
Antonio Tajani si è dunque nuovamente rifiutato di accettare la proposta presentata dalle opposizioni, riguardante il dimezzamento degli anni necessari ad acquisire lo statu di italiano da 10 a 5. “Sui 10 anni non cediamo“, ha infatti spiegato il vicepremier, sostenendo che lo Ius sanguinis non deve essere letto come un tentativo lassista si assegnare la cittadinanza, ma come la volontà di rendere più complessa la sua assegnazione, perché garantita solamente a chi ha dimostrato di meritarla.
“Il testo prevede dieci di frequenza con profitto per chiedere la cittadinanza italiana, tra i 16 e 17 anni, quando si conclude il corso di studi obbligatorio“, ha spiegato, sostenendo che si tratti di un vero e proprio strumento per formare le persone e i cittadini e renderle italiane anche se nate in un altro Paese. La decisione di ritardarne l’approvazione sarebbe una “scelta di responsabilità“, che nasce in Tajani dalla consapevolezza che tale riforma non rientra nel programma di governo e rischia di ingolfare duramente i programmi in Parlamento.
“Non prendo decisioni per far contento il Pd o qualche partito minore o il M5S, prendiamo decisioni perché abbiamo idee o proposte“, ha poi concluso, decidente di porre fine alla questione una volta per tutte e rimandando ancora una volta a data da destinarsi il voto sullo Ius Scholae.
Magi: “Tajani fa sul serio, sembra Ius Solae”
Il nuovo stop di Tajani al voto ha infuriato le opposizioni, come dimostrano le parole di Riccardo Magi, segretario di +Europa, tra i primi ad essersi espresso su quanto accaduto. Il deputato ha sottolineato che per due anni di fila nel periodo estivo Forza Italia ha provato a proporre il voto sulla riforma della cittadinanza, salvo poi tirarsi indietro e posticiparla.
“In questo modo Forza Italia prende in giro migliaia di ragazze e di ragazzi che attendono una vera riforma“, ha tuonato Magi, chiarendo che i partiti di opposizione e in particolare il suo, che è stato tra i promotori del quesito referendario sulla cittadinanza, sarebbero stati pronti ad aprire un dialogo sul tema e, se possibile anche a votarlo.
Magi ha però chiesto che venga fatto chiarezza una volta per tutte sulle intenzioni di Forza Italia, così che finalmente si possa decidere il destino della riforma sulla cittadinanza. “Più che ius scuola, al momento mi sembra uno ‘ius sola’, una sola“, ha concluso durissimo.
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