La delusione dei sindaci e delle associazioni di categorie che avevano chiesto al premier di restare: «Non hanno ascoltato il Paese reale. Italiani delusi e traditi»
Avevano cercato di spingere il Governo lontano dalla crisi, firmando in 2mila per chiedere al premier di restare e di ricomporre la maggioranza di unità nazionale: una missione all’apparenza impossibile fino alla mattinata, con l’appello bipartisan accolto dallo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi. Cresce però la delusione dei sindaci dopo la mancata fiducia al Governo.
No comment dalla Lega
Nessun commento, fino a tarda sera, anche dai governatori della Lega, considerati l’ala governista del Carroccio, forse frenati dai timori di uno stop ai progetti territoriali del Pnrr. Un silenzio che potrebbe celare l’empasse della componente filo-governativa del Carroccio sulle sorti dell’Esecutivo.
Si astengono da dichiarazioni a caldo anche il veneto Zaia, il lombardo Fontana e il friulano presidente della Conferenza delle Regioni Fedriga: già nei giorni scorsi era emerso che i 3 avrebbero preferito il prosieguo di Draghi fino alla fine della legislatura.
Fuori dal coro c’è invece il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, in linea con il suo partito, Fratelli d’Italia, e da sempre voce dissonante tra gli amministratori pro Draghi insieme ad Acquaroli e Musumeci. Sbagliando il pronostico («Tutto lascia prevedere che Draghi otterrà carta bianca»), il governatore aveva annunciato: «Si rischia di perdere l’occasione di votare entro l’autunno per eleggere un governo politico che duri 5 anni».
Nardella: «Italiani delusi e traditi»
Tra i più amareggiati c’è sicuramente il promotore della petizione, Dario Nardella, sindaco di Firenze, il quale punta il dito contro il Movimento 5 stelle e la Lega: «Si stanno profilando le responsabilità gravissime, non hanno ascoltato il Paese reale, non hanno ascoltato le imprese del Nord e l’associazionismo. Non credo che questa volta gli italiani la faranno passare liscia, non sarà una passeggiata: gli italiani si sentono delusi e traditi, così come le imprese». Solo qualche ora prima, lo stesso Nardella, ascoltate le comunicazioni di Draghi, aveva elogiato il discorso «proiettato agli impegni futuri che il Paese segnala con grande preoccupazione».
Ottimismo in merito al Pnrr e urgenza per le città
«Auspico che i partiti colgano la serietà della situazione generale» aveva detto il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo. Quello di Venezia, Luigi Brugnaro, altro promotore degli appelli in favore di Draghi, aveva commentato con entusiasmo l’impegno dei Comuni: «In prima linea nel percorso sulla gestione dei fondi del Pnrr».
Ottimista, prima della delusione, anche il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, che guardava avanti in uno spiraglio che si è poi chiuso, rimpicciolendosi col passare delle ore sotto i colpi degli annunci sulla mancata fiducia al Governo da parte di centrodestra e M5s: «Abbiamo necessità e urgenze a cui far fronte nelle nostre città, abbiamo bisogno di stabilità».
A soddisfare i territori anche la discussione sull’autonomia differenziata
Non c’è in ballo solo il Recovery Fund: a soddisfare i territori era stato anche l’altro impegno citato del premier nel suo intervento circa la discussione per il riconoscimento di forme di autonomia differenziata. Un provvedimento più volte invocato dai governatori, anche se con diverse sfumature.
Il ligure Toti, l’emiliano Bonaccini, il piemontese Cirio e lo stesso campano De Luca, sia pure quest’ultimo scettico sulla tenuta dell’Esecutivo a lungo termine, hanno difeso senza riserve la linea del premier, ma il quadro parla chiaro: tra sindaci e governatori, quasi tutti sembrano essere rimasti delusi dalle proprie previsioni.