“Fino al 15 agosto 2024 Cinecittà era un cratere estivo“, oggi è “piena di produzioni: ci siamo appena stati con la sottosegretaria Borgonzoni, felici uno accanto all’altra – basta con le scemenze che fanno girare – a goderci i risultati di una governance intelligente che in un anno ha tolto l’Unione Sovietica da Cinecittà“. E’ così che il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, prende la parola alla festa di Fratelli d’Italia a Roma.
Il titolare di via del Collegio Romano prosegue concedendosi una stoccata sulle precedenti legislature e senza fare sconti: “Chi ci ha preceduto ha saputo chiedere i soldi. Ma la trasformazione di Cinecittà nel più grande teatro del mondo, si chiama Cacciamani, si chiama governance di centrodestra che lavora in silenzio, e i risultati si vedono“. I riferimenti sono chiari. Il titolare del Mic ha ricordato che fino al 15 agosto del 2024 a Cinecittà realizzavano produzioni monotematiche frutto di “un’amministrazione per lo meno discutibile e soprattutto era sparita dai radar, in un vuoto di investimenti e reputazione”.
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E il cambio di passo sarebbe avvenuto con “la nuova Ad, Manuela Cacciamani, e la prima cosa che ha fatto, dopo la due diligence, è stata cominciare finalmente a dialogare con il ministero che rappresento e con il ministero proprietario, il Mef”.
Perché, a detta di Giuli, “Cinecittà secondo chi governa Roma è come se non esistesse, solo burocrazia, lentezza, controlli asfissianti da parte di nemici giurati della libertà di intrapresa e di movimento e invece è uno dei posti più importanti al mondo come teatri, luoghi che hanno costruito la reputazione di Roma e dell’Italia cinematografica nel mondo”.
Giuli: “Roma ha bisogno di una nuova classe dirigente”
E dopo la rivoluzione a Cinecittà, Giuli vuole passare all’intera Capitale e lo fa parlando del futuro politico di Roma. Una città che, per il ministro, “è troppo importante per essere trascurata e lasciata a una governance che non ne ha fatto la grande città mondiale che dovrebbe essere. Il riferimento di Giuli va dritto alle condizioni in cui versano i quartieri di periferia, dove basterebbe andare “per comprendere che, che come si esce dal centro storico, peraltro non completamente ben tenuto, è abbastanza abbandonata a se stessa e soprattutto ha potenzialità immense per tornare grande“.
E in tal senso, per il titolare del Mic non ci sarebbe Giubileo che tenga per cui rendere la città un cantiere e sistemare ogni cosa nel minor tempo possibile, “esistono gli anni ordinari in cui la città ha bisogno di ritrovare se stessa, un racconto di se stessa, un’autorappresentazione e, aggiungo, una classe dirigente nuova“.
Ostia Antica candidata Patrimonio dell’Unesco
Poi, lo sguardo rivolto verso Ostia Antica. “Se il ministero della Cultura si prende l’impegno di incardinare la candidatura di Ostia Antica a Patrimonio Unesco? La risposta è sì“. Scondo il titolare del dicastero, “Ostia è la nostra Pompei, è la Pompei di Roma. E’ qualcosa di unico, recentemente abbiamo valorizzato la scoperta del bagno rituale ebraico più antico del mondo“. Quindi, non appena si creerà “l’allineamento di pianeti giusto“, si procederà con la richiesta.
Ostia “è una proiezione ortogonale di Roma, quindi è anch’essa caput mundi“, ha aggiunto Giuli, “ma serve una visione“, ovvero la candidatura deve accompagnarsi alla rigenerazione urbana, deve esserci integrazione dell’antico con il contemporaneo e serve il rilancio dell’amministrazione locale. L’obittivo, quindi, sarebbe trasformare Ostia in un simbolo di “attrattività internazionale“.
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