Violenza contro le donne, da Mattarella a Meloni: la voce delle istituzioni per fermare la piaga sociale

La violenza contro le donne è un'emergenza sociale che richiede l'impegno e l'azione di tutti, senza divisioni politiche. Ogni passo verso una maggiore protezione e sensibilizzazione rappresenta una vittoria contro un fenomeno che continua a danneggiare milioni di donne in Italia e nel mondo

Redazione
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La violenza contro le donne rappresenta una piaga sociale e culturale che continua a colpire profondamente la società, alimentata da disuguaglianze di genere, stereotipi e una cultura che tollera o minimizza gli abusi. In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, diverse personalità istituzionali e politiche hanno ribadito la necessità di agire con determinazione per fermare questo fenomeno, che non accenna a diminuire.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha evidenziato come la violenza contro le donne sia radicata nelle disuguaglianze e nella persistente disparità tra i generi. Ha sottolineato che “non ci sono giustificazioni” per questi comportamenti, che spesso si verificano anche all’interno delle mura domestiche. Mattarella ha ricordato che la Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia nel 2013, è il primo strumento giuridico vincolante a riconoscere la violenza di genere come una violazione dei diritti umani, ma ha anche sottolineato che quanto fatto finora non è sufficiente. Le donne, anche giovanissime, continuano a vedere i propri diritti violati, subendo violenza fisica, psicologica ed economica.

Il Ministro per le Disabilità, Alessandra Locatelli, ha aggiunto un’ulteriore dimensione al dibattito, portando l’attenzione sull’isolamento e sulle difficoltà incontrate dalle donne con disabilità, che sono doppiamente penalizzate. “La violenza contro le donne con disabilità è un allarme nell’allarme”, ha dichiarato, evidenziando come queste donne abbiano meno possibilità di denunciare e di accedere ai centri antiviolenza e ai servizi sanitari. Spesso le loro violenze non emergono o restano invisibili, legate anche al bisogno di assistenza quotidiana, che può diventare una facile arma di ricatto.

Anche il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, ha affrontato il tema, facendo appello all’unità nella lotta contro la violenza sulle donne. Salvini ha sottolineato che la battaglia contro la violenza di genere “deve unire tutti, senza bandiere o ipocrisie”, citando diversi casi noti di femminicidio. La sua dichiarazione ha però suscitato polemiche, poiché ha evidenziato la crescente incidenza degli aggressori stranieri, collegando il fenomeno a un’immigrazione incontrollata, che, secondo lui, provenendo da paesi con valori diversi, aumenta il rischio per le donne.

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha posto l’accento sulla gravità della violenza contro le donne e sull’importanza di non distogliere lo sguardo. “Ogni voce che si alza contro la violenza è un passo verso una società più sicura”, ha scritto sui social, invitando a proseguire il lavoro di contrasto e prevenzione avviato dal suo governo. Ha fatto riferimento al numero 1522, il servizio che offre aiuto immediato alle vittime di violenza, ribadendo che nessuna donna deve sentirsi sola.

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Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha spiegato la sua decisione di aggiungere un piccolo tricolore alla panchina rossa, simbolo della lotta contro la violenza sulle donne. Durante un intervento alla rassegna “Italia Direzione Nord”, La Russa ha sottolineato che questa battaglia non dovrebbe essere vista come una questione di parte, ma come un impegno nazionale che riguarda tutti gli italiani. Ha affermato: “Non sono convinto che la lotta contro la violenza alle donne sia solo appannaggio di una parte politica. Con il tricolore ho voluto segnalare che è una questione che riguarda tutti.” Inoltre, ha accennato ai pregiudizi e alla sua esperienza personale: “C’è ancora chi ha una cultura patriarcale, ma l’uomo nero, in questo caso, sono io.”

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha ribadito l’importanza di un cambiamento culturale profondo per combattere la violenza contro le donne. In un post su X, ha dichiarato che solo unendo le forze tra istituzioni, corpi sociali e cittadini si potrà dare un segnale forte, facendo sentire le donne sostenute e protette.

Il ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci, ha sottolineato l’importanza di potenziare i servizi sociali a livello locale, evidenziando che la violenza contro le donne è spesso legata a dinamiche familiari. Ha ribadito che, oltre al coraggio di denunciare, è necessaria una rete di supporto efficace per prevenire gli abusi. Il governo, ha aggiunto, continuerà a promuovere azioni di contrasto a tutti i livelli.

Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha parlato dell’importanza di un’azione collettiva, organizzando un evento al G7 degli Esteri a Fiuggi, con l’inaugurazione di una panchina rossa e l’illuminazione di edifici pubblici. Ha sottolineato che la “sfida contro la violenza sulle donne è una causa comune” che richiede il contributo di tutti.

Infine, il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana, ha espresso la sua ferma condanna verso ogni forma di violenza, sottolineando la necessità di un impegno costante per prevenirla. Ha dichiarato che la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne deve servire come monito per creare una cultura del rispetto e della dignità.

Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha sottolineato che la battaglia contro la violenza sulle donne inizia dalle scuole. In un messaggio in occasione della Giornata, ha ricordato che la cultura del rispetto è un obiettivo educativo fondamentale, invitando le ragazze a denunciare ogni forma di violenza o bullismo.

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