I forzisti valutano la possibilità di presentarsi separati alle consultazioni al Colle dopo le resistenze della leader di Fratelli d’Italia su alcuni nomi indicati da Berlusconi. Oggi l’Assemblea sarà chiamata ad eleggere il suo presidente, il leghista Lorenzo Fontana, e qui “la vendetta” della Meloni potrebbe ripercuotersi sulla scelta dei ministri
Non parte con il piede giusto il centrodestra di governo. Sarebbe in corso un vero e proprio braccio di ferro tra Forza Italia e Fratelli d’Italia dopo lo “strappo” al Senato degli azzurri, che non hanno partecipato al voto su Ignazio La Russa, diventato presidente grazie all’aiuto dell’opposizione.
Giorgia Meloni non cambierà idea dopo i dubbi espressi a Silvio Berlusconi sulla lista dei ministri azzurri, a cominciare da Licia Ronzulli, che allo stato attuale resta fuori dal Consiglio dei ministri.
In casa Forza Italia non resta di certo indifferente il rifiuto della Meloni all’upgrade governativo della fedelissima di Arcore, anche per un dicastero di fascia medio-bassa, come le Politiche Ue. E queste resistenze da parte di via della Scrofa su alcuni nomi indicati dal Cav, avrebbero portato gli azzurri a valutare anche la possibilità di presentarsi separati alle consultazioni al Colle per la formazione del nuovo governo esecutivo.
Un’ipotesi che di sicuro (da come raccontano) divide Forza Italia, ormai composta dai i filo-ronzulliani e i parlamentari vicini ad Antonio Tajani. Questa opzione di certo non piace alla Meloni: ”Non lo so, ne parleremo nei prossimi giorni”, ha tagliato corto all’uscita di Montecitorio. ”Sono prive di fondamento le notizie relative al centrodestra diviso alle consultazioni al Colle”, afferma invece la Lega.
A partire dalle 10:30 l’Assemblea sarà chiamata ad eleggere il suo presidente, il leghista Lorenzo Fontana, e qui “la vendetta” della Meloni potrebbe ripercuotersi sulla scelta dei ministri.
A Montecitorio, si gioca un’altra partita, dice a mezza bocca un parlamentare forzista di lungo corso, che paventa il rischio di franchi tiratori. Se il capogruppo uscente di Forza Italia alla Camera, Paolo Barelli, ritiene che “il partito dirà di sì” a Fontana, non nasconde una vena polemica il collega di partito Alessandro Cattaneo, papabile ministro, che spiega: “Non è un problema di nomi. Noi non personalizziamo e non mettiamo veti, noi…”.