Il Senato ha approvato il disegno di legge per la realizzazione a Roma del Museo del Ricordo, dedicato alle stragi di italiani nelle foibe che compirono i partigiani comunisti jugoslavi di Tito e all’esodo italiano dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia per scappare dal regime di Belgrado. Il ddl era stato approvato lo scorso 31 gennaio dal Consiglio dei Ministri, la commissione Cultura del Senato lo ha votato all’unanimità e ora passerà alla Camera dei deputati per l’approvazione definitiva.
Per la realizzazione del museo vengono stanziati 8 milioni di euro, mentre per la gestione 50mila euro annui. La gestione verrà affidata a una fondazione partecipata dal ministero della Cultura e della Regione Lazio – la quale metterà a disposizione uno stabile per l’allestimento – e da altri soggetti pubblici e privati.
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Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che ha promosso l’iniziativa insieme alla presidente Giorgia Meloni, ha dichiarato che si tratta di “un primo, importante passo” per omaggiare la “memoria dei martiri italiani delle foibe massacrati dalla cieca violenza comunista titina”. Oltre a questi, ricorda “l’esodo dalle loro terre di istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra”.
Sono soddisfatti del raggiungimento di questo obiettivo anche il ministro per i Rapporti col Parlamento Luca Ciriani, il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca e i diversi esponenti della destra, tra cui il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, il capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri e il presidente della commissione Cultura di Montecitorio Federico Mollicone.
Foibe, il Giorno del Ricordo
Oltre al Museo del Ricordo, esiste il Giorno del Ricordo, istituito nel 2004, che si celebra ogni 10 febbraio. Il ricordo si riferisce al fatto di non dimenticare gli eccidi delle foibe – cavità carsiche in cui vennero gettati moltissimi corpi delle persone uccise perché non accettavano l’annessione delle loro terre alla Jugoslavia comunista – e l’esodo di centinaia di migliaia di italiani dalle loro case.
Si celebra proprio il 10 febbraio, perché in quel giorno del 1947 venne firmato a Parigi il trattato di pace che assegnava alla Jugoslavia gran parte del Venezia Giulia, mentre Trieste venne diviso nella zona A – agli Alleati angloamericani – e nella zona B – alle autorità militari di Belgrado. Inizialmente le due zone sarebbero dovute diventare un mini-Stato chiamato Territorio libero di Trieste.
Questo risultato era il prodotto della Seconda guerra mondiale: nel 1941 Mussolini e Hitler avevano invaso la Jugoslavia monarchica. Il Paese venne disgregato e diverse zone vennero annesse all’Italia. Contro gli eserciti italiano e tedesco combatterono i partigiani comunisti di Tito, il quale si chiamava in realtà Josip Broz. Questi riuscirono alla fine a prendere il controllo dell’intera Jugoslavia e nel 1945 entrarono a Trieste e accettarono di lasciarla solo sotto pressione degli angloamericani.
Da questa situazione nacquero il massacro delle foibe e l’esodo degli italiani dai territori annessi alla Jugoslavia. La questione di Trieste venne risolta solo dopo molti anni dalla fine della guerra: nel 1954 la zona A venne affidata all’Italia e la zona B alla Jugoslavia. Nel 1975 il trattato a Osimo fissò definitivamente i confini dei due Paesi, che vennero confermati con la dissoluzione della Jugoslavia e la nascita della Slovenia.
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