Secondo gli esperti di Washington “il peggio deve ancora arrivare”. Covid, guerra e inflazione pesano sulla crescita finanziaria. Rallenta anche la Cina
“Il peggio deve ancora venire”: questo è il riassunto delle stime proposte dal Fondo Monetario Internazionale rispetto alle prospettive dell’economia globale. Se il 2022 è stato un anno difficile, il 2023 lo sarà ancora di più. La guerra in Ucraina, le pressioni inflazionistiche e il rallentamento della crescita cinese, questi sono i dati più allarmanti secondo FMI.
La crescita, secondo il capo economista Pierre-Olivier Gourinach, rallenterà al 2,7% con probabilità di circa il 25% di una discesa sotto il 2%. Secondo Gourinach e il suo staff, infatti, al 2,7% sarebbe “il profilo di crescita più debole del 2001, fatta eccezione per la crisi finanziaria globale e la fase acuta del Covid”.
La guerra in Ucraina, secondo gli esperti, sta avendo “conseguenze severe e ripercussioni economiche in Europa con i prezzi più alti dell’energia, uniti ad una fiducia più debole da parte dei consumatori”. Secondo le nuove stime del Fondo, ad esempio, gli USA passeranno da un +1,6% nel 2022, ad un +1,0% di crescita nel 2023, la Germania da un +1,5% ad in -0,3%, l’Italia da un +3,2% ad un -0,2%. Fra le economie emergenti, secondo le stime proposte dallo staff analitico del Fondo, la Russia passerà da un -3,4% ad un -2,3%, il Brasile da un +2,8% al +1,0% e il Sud Africa dal +2,1% al +1,1%.