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Fine Vita, pronto un primo ddl nazionale: il trattamento non sarà a carico dell’SSN

Un testo presentato solo dalla maggioranza, con qualche piccola modifica operata dal centrosinistra, che parte dall'assunto del "diritto alla vita" e non "diritto alla morte". Quattro articoli per normare il suicidio assistito, che comprendono però anche un rafforzamento del sistema delle cure palliative nelle Regioni

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La legge sul fine vita ha compiuto finalmente un passo in avanti. Dopo un anno e oltre 5 proposte di legge presentate da maggioranza e opposizione, il 17 luglio il disegno di legge sul suicidio assistito approderà in Aula. Nessun accordo quadro, purtroppo, ma solo un blitz della maggioranza che, attraverso i relatori Pierantonio Zanettin di Forza Italia e Ignazio Zullo di Fratelli d’Italia, ha generato una proposta composta da 4 articoli, necessari a normare a livello nazionale questa complessa materia. Lo scorso dicembre il compito di produrre un testo condiviso era stato affidato a un comitato ristretto, che però non ha raggiunto gli obiettivi sperati.

Un piccolo barlume di speranza per tutti quei malati con una diagnosi terminale che soffrono quotidianamente in attesa di avere una risposta concreta dal governo. Fino ad oggi a decidere sono state le Regioni e le singole corti, in mancanza di una legge nazionale che fosse in grado di rispondere a questo grido di aiuto.

Ddl sul Fine Vita: cosa prevede

Il primo articolo del disegno di legge riconosce il diritto alla vita come “presupposto di tutti i diritti dell’ordinamento” e la tutela della vita di ogni persona “senza distinzioni” di età, salute e condizioni sociali. Tale dicitura è stata modificata dalla maggioranza dopo le proteste delle opposizioni sulla prima stesura del testo che prevedeva l’espressione: “Tutela della vita dal concepimento alla morte naturale“. Una frase che secondo il centrosinistra avrebbe potuto provocare problematiche con il diritto all’aborto.

Inoltre, la legge chiarisce che non è punibile chi agevola l’esecuzione del proposito del fine vita“, nel caso in cui questo sia espresso in maniera libera, autonoma, consapevole e da una persona maggiorenne che è inserita nel percorso di cure palliative, tenuta in vita da trattamenti sostitutivi di funzioni vitali e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche intollerabili.

Le decisioni caso per caso saranno prese dal Comitato Nazionale di Valutazione, che sarà composto da 7 componenti: un giurista, scelto fra i professori universitari di materie giuridiche o gli avvocati abilitati al patrocinio di fronte alle giurisdizioni superiori, un bioeticista, un medico anestesista, un medico specialista in medicina palliativa, un medico specialista in psichiatra, uno psicologo e un infermiere.

Tali componenti saranno nominati con decreto del presidente del Consiglio e rimarranno in carica per cinque anni con possibilità di rinnovo per sole due volte di fila. Proprio questo aspetto è stato definito dalle opposizioni “troppo politicizzato” e potrebbe dunque creare delle problematiche in sede di votazione del ddl.

Il comitato lavorerà gratuitamente e il trattamento non sarà a carico del Servizio Sanitario Nazionale, in quanto né medici, né strumenti, né famaci del “pubblico” potranno essere usati per questo scopo. Il Comitato dovrà pronunciarsi entro 60 giorni dalla richiesta, prorogati di trenta giorni in caso di  richiesta di ciascuno dei pareri.

Nel caso in cui il Comitato decidesse che le caratteristiche del richiedente non corrispondono quelle per la procedura del fine vita, questo potrà reiterare la richiesta solo se sarà dimostrata dall’interessato l’intervenuta sussistenza dei dei requisiti stabiliti dalla succitata sentenza della Corte Costituzionale e comunque non prima di 180 giorni. Il ddl prevede anche che entro il 2028 il 90% della popolazione abbia accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore, che dovranno essere garantite dalle Regioni.

Il ddl, quindi, rappresenta una speranza concreta di giungere finalmente ad una legge che possa regolare in materia unitaria l’accesso al fine vita in tutto il Paese. Il testo ora passa al voto del Parlamento, dove non si escludono colpi di scena e un rallentamento dei lavori dovuto alle richieste delle opposizioni.

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