Ieri durante le sedute al Senato e alla Camera è stato proposto da Fratelli d’Italia di inasprire le misure della cosiddetta legge bavaglio, il divieto alla stampa di pubblicare il testo delle ordinanze di custodia cautelare sia in integrale che per estratto fino alla fine delle indagini preliminari, per garantire i diritti degli indagati.
Questa norma è stata inserita nella legge di delegazione europea per il 2024, il provvedimento con cui l’Italia si adegua al diritto Ue, da un emendamento dell’ex Azione e attuale Forza Italia Enrico Costa. Le nuove proposte di FdI sono quelle di estendere le sanzioni all’editore e renderle più salate e di allargare il divieto a “tutte le misure cautelari personali”. Le opposizioni reagiscono considerando le proposte come un aggravarsi della minaccia alla libertà di stampa.
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Misure più dure alla legge bavaglio
La norma è stata definita “legge bavaglio” proprio perché già da quando era stata proposta inizialmente, era stata considerata dalla Federazione nazionale della Stampa Italiana come un bavaglio alla stampa, costretta a non poter pubblicare in libertà. Ma ora la situazione potrebbe peggiorare dopo che il deputato FdI Andrea Pellicini e il senatore FdI Sergio Rastrelli hanno proposto in Parlamento ieri di rendere la misura più dura. I due invitano il governo ad applicare le misure previste dal decreto legislativo 231, che disciplina la responsabilità amministrativa e penale delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni, applicandole al caso in cui un mezzo di informazione non rispetta il divieto di pubblicazione degli atti giudiziari.
La proposta di FdI è quella di estendere il divieto oltre l’ordinanza delle custodie cautelari, comprendendo tutti gli atti che nelle fasi di indagini preliminari possano far emergere gravi indizi di colpevolezza, come gli ordini di sequestro o perquisizione. Inoltre si chiede di rendere più dure le sanzioni pecuniarie in caso di violazione del divieto, seguendo il dl 231: si parla di multe tra i 25.852 e 1 milione di euro, e nei casi gravi possono essere aggiunte anche sanzioni penali, come l’interdizione dell’esercizio dell’attività d’impresa; la sospensione o revoca di autorizzazioni e licenze; il divieto della stipulazione di contratti con la pubblica amministrazione; l’esclusione e revoca di finanziamenti, sussidi, contributi, agevolazioni; il divieto di pubblicizzare beni e servizi.
Le critiche alla proposta
Alessandra Costante, segretaria della Federazione nazionale della Stampa italiana, ha dichiarato che “dietro l’etichetta del garantismo e nascondendosi dietro la presunzione di non colpevolezza il governo si appresta a peggiorare ulteriormente la norma Costa“. Per Costante il governo manganella con sanzioni economiche i giornalisti e con queste nuove misure anche gli editori “perché per una certa politica le notizie non rientrano nel diritto all’informazione stabilito dall’articolo 21 della Costituzione, ma sono solo un modo per vendere i giornali”.
I dem Alfredo Bazoli, Franco Mirabelli, Anna Rossomando hanno dichiarato che con queste novità la destra vuole colpire la libertà di informazione, impedendo il lavoro ai giornalisti, sanzionando loro e gli editori. “Altro che garantismo: qui c’è solo un fastidio e un attacco ad ogni forma di controllo e di contropotere democratici tipici dei sistemi liberali”.
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