La ministra per il Sud precisa le ragioni che l’hanno portata a separarsi dal partito di centrodestra: «Lo strappo del 20 luglio è determinante, segna con forza un prima e un dopo»
Il terremoto dentro Forza Italia dopo la mancata fiducia a Draghi continua a scuotere il centrodestra italiano. Dopo Renato Brunetta e Maria Stella Gelmini, anche Mara Carfagna, storico volto berlusconiano, torna a spiegare le ragioni che l’hanno portata a separarsi dal partito.
In un’intervista a “La Repubblica”, infatti, la ministra per il Sud definisce la decisione operata da Forza Italia di far cadere il governo come «una scelta di irresponsabilità». Cafagna spiega di essersi battuta «all’interno del partito per difendere la sua collocazione europeista, occidentale e liberale, dall’abbraccio del sovranismo e una parte considerevole di Forza Italia la pensava allo stesso modo, ma siamo stati sconfitti, più volte, l’ultima in modo bruciante».
«20 luglio è il varco del Rubicone dell’Italia»
«Ora mi chiedo: ha senso proseguire una battaglia interna? O bisogna prendere atto di una scelta di irresponsabilità e instabilità, fatta isolando chi etra contrario e decidere cosa fare di conseguenza?», continua Carfagna.
«Lo strappo del 20 luglio scorso è così determinante, segna con forza un “prima” e un “dopo”, uno spartiacque», dice la ministra, secondo cui la mandata fiducia a Draghi segna un immbolismo della componente liberale del centrodestra sulla fazione sovranista. Fino al 19 luglio Forza Italia sapeva chiaramente quali fossero gli obiettivi e la linea da proseguire nella crisi di governo: supporto al premier e conclusione della legislatura, per poi rivendicare i successi in campagna elettorale.
«Dal 20 luglio il Rubicone è stato varcato – ammette Carfagna usando una celebre metafora storica – io sono rimasta sulla sponda dove sono sempre stata. Di fronte a un bivio tra sottomettermi a una visione che non è la mia e rispettare quella in cui ho sempre creduto, non ho avuto alcun dubbio. In questo momento la priorità è mettere in sicurezza il Paese, non esporlo a salti nel buio».