Toscana e Umbria saranno arbitre del bilancio finale delle amministrative
Le elezioni del 14 e 15 maggio, con i relativi ballottaggi di fine mese, non avranno alcun impatto sul quadro politico nazionale. Pur trattandosi di un turno elettorale che coinvolge complessivamente 598 comuni, per circa 5 milioni di abitanti, c’è un solo capoluogo di regione al voto (Ancona) e dodici capoluoghi di provincia per lo più di dimensioni medio-piccole. Il comune più popoloso è Brescia mentre i comuni sopra i 15mila abitanti sono 91. Ai nastri di partenza nei tredici comuni capoluogo otto sono governati dal centro-destra, cinque dal centro-sinistra. Le amministrative di quest’anno hanno avuto un turno anticipato per il Friuli Venezia Giulia ad aprile; Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige (pochissimi comuni) voteranno per il primo turno il 21 maggio; Sicilia e Sardegna (il posticipo più significativo, con un altro milione e mezzo di abitanti coinvolti e 4 comuni capoluogo di provincia) voteranno per il primo turno nell’ultimo week end di maggio.
Troppo frazionato il voto e poche città grandi coinvolte per poter desumere una qualche valenza nazionale da questo voto. Tuttavia, specie dopo la sconfitta patita ad Udine, il centro-destra deve fare attenzione. Il ventre molle di queste elezioni potrebbe essere rappresentato dal centro Italia. Sono quattro infatti i capoluoghi amministrati dal centro-destra, dove l’esito del voto potrebbe riservare qualche sgradita sorpresa per Meloni & C. e sono tutti fra Toscana e Umbria. Per ragioni diverse a Massa, Pisa, Siena e Terni potrebbe andare in scena un ribaltone. E se il centro-sinistra centrasse l’obiettivo di confermare le proprie amministrazioni e riuscisse a strapparne un paio di questi, il bilancio finale della tornata elettorale potrebbe restituire un bilancio a numeri invertiti. Vediamo perché.
In due delle quattro città che consideriamo in bilico il centro-destra, pur avendo un sindaco uscente al primo mandato, ha scelto di cambiare cavallo in corsa. Nel senso che l’uscente non è stato ricandidato. Ciò accade a Terni dove un sindaco leghista, Leonardo Latini, è entrato in rotta di collisione col suo partito tanto a livello locale quanto a livello nazionale. Latini è stato scaricato dalla Lega e questo è costato non poco ai padani che infatti hanno dovuto cedere la candidatura ad un esponente di Fratelli d’Italia, Orlando Masselli. A Terni il centro-sinistra non brilla particolarmente: il candidato è considerato piuttosto debole, tuttavia nel piccolo capoluogo umbro a far molto rumore è stata la discesa in campo di Stefano Bandecchi, patron della Ternana e imprenditore molto attivo in città su vari fronti. Quello che dunque è quasi certo, con 7 candidati sindaco e una ventina di liste, è che difficilmente la partita si chiuderà al primo turno e al ballottaggio può succedere di tutto.
A Siena a fare marcia indietro, formalmente per scelta personale, è stato un civico targato centro-destra, Luigi De Mossi: il centro-destra si è ricompattato sulla figura di una donna, Nicoletta Fabio, ma nella città del Palio i partiti nazionali sono debolissimi e imperversano le liste civiche che al ballottaggio possono fare la differenza.
Massa è già salita agli altari delle cronache nazionali perché è l’unico capoluogo in cui il centro-destra si presenta diviso al primo turno. Il sindaco uscente, Francesco Persiani, è stato sì ricandidato ma soltanto da Lega e Forza Italia. Il partito della Meloni – che Persiani lo aveva sfiduciato negli ultimi mesi della consiliatura – ha presentato invece Marco Guidi, con il sostegno anche di Noi Moderati e Nuovo Psi. Ferite difficili da rimarginare che potrebbero complicare l’esito del probabile ballottaggio.
A Pisa la situazione è solo apparentemente più tranquilla. Il centro-destra è compatto sulla ricandidatura del sindaco uscente Michele Conti, ma alle elezioni politiche di settembre nella città della torre pendente il centro-sinistra e il Movimento 5 Stelle (che per l’occasione si presentano insieme nella formula del cosiddetto campo largo a sostegno di un dirigente Acli non ancora quarantenne, Paolo Martinelli) hanno staccato di venti punti percentuali il centro-destra. Anche a Pisa dunque potrebbe andare in scena il ribaltone.