Dossieraggio, Sala: “Licenziamento Pezzali? Decisione dopo il Consiglio di giovedì”

Il sindaco di Milano ha precisato che siccome la Fondazione "è sempre stata retta da tanti enti, non è giusto prendere decisioni senza aver sentito i rappresentanti di questi enti come la pensano"

Redazione
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Il sindaco di Milano Beppe Sala ha commentato per la prima volta in una settimana il caso dossieraggio scoppiato con l’indagine sull’agenzia investigativa Equalize Srl, con sede a Milano, posseduta dal presidente di Fondazione Fiera Enrico Pazzali. Le accuse sono di associazione a delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistema informatico, corruzione, intercettazioni abusive e rivelazione del segreto d’ufficio.

Giuseppe Sala, sindaco di Milano
Giuseppe Sala

Le dichiarazioni di Sala sul dossieraggio

“È chiaro che ci sono elementi preoccupanti, non c’è dubbio”, ha dichiarato il sindaco milanese, sottolineando che ci sono “situazioni che erano ignote a noi come Comune di Milano”. Sala ha inoltre confessato che prima dell’inchiesta non conosceva nemmeno l’esistenza della società al centro del caso, l’Equalize. Però non si è voluto sbilanciare troppo, affermando che “è una questione seria che va vista con grande attenzione e completezza di informazioni, e ad oggi ancora non le abbiamo”. 

Riguardo alla posizione di Enrico Pazzali i giornalisti gli hanno ripetutamente chiesto se per lui basta l’autosospensione o se serva il licenziamento. Sala ha risposto che è stato programmato un Consiglio generale di Fondazione Fiera per giovedì prossimo alle 14.30. Lo ha convocato il vicepresidente facente funzioni Davide Corritore, “che è nostro rappresentante”, ovvero in quota Comune. Dopo quell’appuntamento si vedrà “che quadro emerge dopodiché Pazzali verrà da me e cercheremo di capire quale è il bene per la Fondazione. Io li lascio lavorare”. Sala non vuole suggerire ai soci cosa fare, ma vorrebbe che fossero loro a trovare un accordo.

“C’è da un lato la situazione personale di Pazzali e c’è quella di Pazzali relativamente a Fondazione Fiera”, ha spiegato il sindaco, sottolineando di aver chiesto a Corritore di “avere un quadro il più possibile completo e anche di ascoltare i rappresentanti e gli altri enti”. Per Sala non è una decisione che devono prendere solo lui e il governatore della Lombardia Attilio Fontana, perché la Fondazione “è sempre stata retta da tanti enti quindi non è giusto prendere decisioni senza aver sentito i rappresentanti di questi enti come la pensano”.

Poi si parla di un altro indagato, Pierfrancesco Barletta, che si è autosospeso dalla presidenza di Sea, la società che gestisce gli scali di Malpensa e Linate ed è partecipata dal Comune. Sala ha dichiarato che “come Pazzali viene attribuito in termini di vicinanza politica alla Regione, Barletta è stato visto sempre più vicino ai nostri ambienti. Non bisogna manifestare nessun tipo di attenzione particolare, vediamo anche lì cosa succede”.

Il caso Equalize

Il caso nasce dall’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Milano che venerdì 25 ottobre ha scoperto una rete di presunti spioni guidato dall’ex super poliziotto Carmine Gallo, braccio operativo di Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera e titolare di Equalize, un’azienda di investigazione, al centro del dossieraggio illegale.

Formalmente Equalize era una società di analisi della reputazione e dei rischi aziendali, quindi aveva il compito trovare informazioni su clienti, fornitori, manager e soci di aziende che commissionavano questo servizio. Ma rispetto ad altre società simili, otteneva informazioni riservate in modo illegale, accedendo a diverse banche dati tra cui lo SDI, l’archivio delle informazioni utili per la sicurezza e l’ordine pubblico rilevate da tutte le forze dell’ordine: come arresti, denunce, documenti, indirizzi di casa e lavoro. Nella lista dei suoi clienti figurano anche grandi aziende come Eni, Barilla, Heineken, Erg, il Vaticano e persino il Mossad. Ma non tutti i clienti sono sotto accusa, dato che alcuni richiedevano informazioni legali.

Ad oggi sono stati arrestati ex membri delle forze dell’ordine, informatici e hacker. Si stima che la rete di hacker abbia guadagnato oltre tre milioni di euro con queste attività e le intercettazioni hanno rilevato come il gruppo si vantasse di “tenere in mano” l’intera nazione, utilizzando i dati per ricattare persone influenti, dalla politica all’imprenditoria.

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