Caso dossier, gruppo di Milano incontrò persone legate a 007 israeliani

La scoperta sarebbe stata confermata da una maxi informativa dei carabinieri del Nucleo investigativo di Pavese

Redazione
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Continua a far discutere il caso dossier. Nell’ambito dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano e della Procura nazionale antimafia su una rete di hacker dedita allo spionaggio industriale, sarebbero coinvolte anche alte cariche dello Stato. È emerso che un indirizzo email attribuito al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stato clonato o usato in modo improprio. Tra i politici coinvolti figura anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, insieme a uno dei suoi figli, Geronimo.

Inoltre, sarebbe venuto alla luce che nel febbraio 2023 un ex carabiniere indagato nell’inchiesta, Vincenzo De Marzio, e l’hacker Nunzio Calamucci avrebbero incontrato nella sede di Equalize Srl, situata in via Pattari a Milano, “due uomini non identificati che rappresenterebbero un’articolazione dell’intelligence dello Stato di Israele“. La conferma dell’incontro sarebbe arrivata da una maxi informativa dei carabinieri del Nucleo investigativo di Pavese.

Nel frattempo, Pierfrancesco Barletta, indagato nell’ambito della stessa inchiesta, ha scelto di autosospendersi dalla carica di vicepresidente di Sea, la società che gestisce gli aeroporti milanesi, per chiarire la propria posizione, rinunciando anche ai compensi. Anche Enrico Pazzali ha deciso di autosospendersi dal ruolo di presidente della Fondazione Fiera Milano, informando il comitato esecutivo dell’ente della sua scelta, fatta per poter dimostrare più efficacemente e rapidamente la propria estraneità ai fatti contestati, come dichiarato dai suoi legali.

Ieri il pm Francesco De Tommasi ha fatto appello al Tribunale del Riesame per ottenere gli arresti negati dal gip. Da quest’ultimo, Fabrizio Filice non inserisce neanche una riga di queste intercettazioni sui bersagli politici nel provvedimento, poiché convinto che il focus del gruppo di Equalize riguardi la clientela economico-finanziaria dei manager.

Non è facile calcolare quanto ci guadagnasse Equalize. Nell’istanza di arresto il pm, sul fatturato di 1,9 milioni nel 2023, scorpora profitti illeciti per 270 mila euro. Nella richiesta di sequestro invece, una proiezione di 1,3 milioni nel 2023, frutto di report illeciti.

Dossier: le differenze tra gip e pm

Tra il gip e il pm si riscontra una differenza di metodo significativa. Il gip richiama la recente legge sulla presunzione di innocenza e la legge Nordio dell’agosto 2024, sostenendo che, anche in indagini complesse come questa, l’esposizione degli indizi deve essere limitata a «specifiche esigenze cautelari» quali l’inquinamento delle prove o la reiterazione di reati. Pertanto, il gip decide di fermare l’associazione a delinquere solo con l’arresto dei quattro «operativi» e il sequestro delle società, senza esaminare le ulteriori condotte imputate dal pm agli altri dodici soggetti candidati all’arresto. Effettua così una selezione attenta del materiale intercettato, includendo solo in modo «minimo e indispensabile» i «dati personali» relativi agli accessi abusivi.

Il pm, nel ricorso al Riesame, critica questa tesi, sostenendo che un gip non può omettere di valutare e decidere su 45 imputazioni dettagliate in 185 pagine. Riguardo agli accessi abusivi alla banca dati Sdi del Ministero dell’Interno, c’è consenso generale sul fatto che Equalize pagasse un poliziotto e un finanziere per effettuare tali accessi dai propri uffici a Rho e Lecce. Tuttavia, quando nelle intercettazioni dell’ottobre 2022 gli indagati rivelano di aver «bucato» la rete infrastrutturale del Ministero, il pm considera questo il punto più critico e allarmante dell’indagine, evidenziando il pericolo di un potere di condizionamento su società e istituzioni.

D’altra parte, il gip ritiene che la piattaforma sviluppata dal tecnico arrestato, Samuele Calamucci, per accedere direttamente ai sistemi protetti non fosse ancora sufficientemente matura per giustificare l’attività del gruppo, risultando incerta e legata alle connessioni di Calamucci in ambienti informatici. Anche in seguito, gli accessi abusivi allo Sdi, stimati in 52 mila secondo l’imputazione, continuarono a essere effettuati in modo più tradizionale, attraverso il poliziotto e il finanziere corrotti.

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