Dl Infrazioni è legge, critiche dall’opposizione: “Risoluzione temporanea e pericolosa”

La discussione sul tema delle concessioni balneari continuerà a suscitare dibattito, con il governo che, da una parte, ha cercato di risolvere una questione spinosa con Bruxelles, ma dall’altra ha lasciato irrisolte molte delle problematiche interne legate alla gestione delle risorse demaniali

Redazione
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Il disegno di legge Infrazioni è stato approvato definitivamente dal Senato con 100 voti favorevoli, 63 contrari e 2 astenuti, ponendo fine a un lungo iter legislativo che ha coinvolto anche la Camera dei deputati. Questo provvedimento, che contiene disposizioni relative alle concessioni balneari e mira a risolvere le procedure d’infrazione avviate dall’Unione Europea contro l’Italia, diventa legge a tutti gli effetti. Si tratta di un passo significativo per l’adeguamento normativo rispetto alle richieste di Bruxelles, con l’obiettivo di ridurre le sanzioni nei confronti del nostro Paese, che ammontano a circa 1,15 miliardi di euro. Il decreto Infrazioni, che scadeva il prossimo 14 novembre, ha ricevuto il voto favorevole della maggioranza, ma non senza polemiche e critiche.

Dl Infrazioni: che cosa prevede

Il cuore del decreto riguarda la regolamentazione delle concessioni balneari, un tema che ha suscitato ampio dibattito. L’articolo 1 stabilisce che le concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali saranno valide fino al 30 settembre 2027. Tuttavia, il governo ha previsto la possibilità di prorogare ulteriormente tali concessioni, fino al 31 marzo 2028, in caso di “ragioni oggettive” che impediscano la conclusione delle procedure selettive entro il termine del 2027. La legge impone alle amministrazioni di indire gare per l’assegnazione delle nuove concessioni balneari entro il 30 giugno 2027. Le procedure dovranno essere caratterizzate da criteri specifici, tra cui l’accessibilità alle spiagge per persone con disabilità e la valorizzazione dei servizi destinati alle famiglie e agli animali di affezione.

Il provvedimento prevede anche degli indennizzi per i concessionari uscenti che non verranno riconfermati dopo le gare. Gli indennizzi saranno a carico delle imprese subentranti. Un altro punto controverso del decreto riguarda la possibilità di mantenere sul demanio marittimo le strutture amovibili anche al di fuori della stagione balneare, fino all’aggiudicazione delle nuove concessioni. Questa disposizione ha suscitato forti critiche da parte delle opposizioni, che l’hanno accusato di rappresentare un “condono” per le strutture abusive già esistenti nelle aree demaniali.

Dl Infrazioni: le reazioni politiche

La conversione in legge del Decreto Infrazioni è stata accompagnata da un voto di fiducia, sia alla Camera che al Senato, il che ha suscitato ulteriori polemiche. La maggioranza di centrodestra ha sostenuto fermamente il provvedimento, considerando la necessità di risolvere le infrazioni europee e di evitare ulteriori sanzioni. Giulio Terzi, senatore di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione Politiche Ue, ha sottolineato come il governo Meloni abbia dimostrato la sua capacità di dialogare con le istituzioni europee, ottenendo risultati positivi per l’Italia. Ha inoltre difeso l’approvazione del decreto, sostenendo che ridurrà significativamente le infrazioni e le sanzioni europee, con un impatto positivo sull’economia del Paese.

Dall’altra parte, le opposizioni hanno espresso forti critiche nei confronti del provvedimento, sostenendo che il governo stia mettendo una “pezza” temporanea alla questione delle concessioni balneari senza risolvere le problematiche in modo strutturale. Tino Magni, senatore di Alleanza Verdi e Sinistra, ha dichiarato che il governo non ha saputo affrontare in modo adeguato la questione delle concessioni e che il decreto rischia di moltiplicare le infrazioni invece di risolverle. La critica riguarda anche il fatto che il governo non si stia assumendo le proprie responsabilità, rimandando il problema a chi verrà dopo.

Anche il senatore di Azione, Marco Lombardo, ha criticato l’approvazione del decreto, accusando il governo di non affrontare il problema delle concessioni balneari in modo serio e di non preparare adeguatamente i concessionari e le amministrazioni locali per le gare che si terranno nel 2027. Secondo Lombardo, il rischio è che le spiagge italiane vengano svendute a fondi internazionali o, peggio ancora, alla criminalità organizzata, mettendo in pericolo un patrimonio naturale e un comparto economico che genera circa 30 miliardi di euro ogni anno dal turismo balneare.

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