Le voci giravano da giorni e ieri è successo: Giovanni Toti ha rassegnato le dimissioni da governatore della Regione Liguria. Dopo 80 giorni ai domiciliari, il presidente ha rinunciato al suo incarico per poter sperare in una revoca degli arresti che sta scontando nella sua villa ad Ameglia dal 7 maggio. A depositare la lettera di “dimissioni irrevocabili” l’assessore regionale Giacomo Giampedrone, su delega dello stesso Toti che scrive: “Lascio una Regione in ordine, ora decidano gli elettori. Dopo tre mesi dall’inizio dei miei arresti domiciliari e la conseguente sospensione dall’incarico che gli elettori mi hanno affidato per ben due volte, ho deciso sia giunto il momento di rassegnare le mie irrevocabili dimissioni da Presidente della Giunta Regionale della Liguria“.
Immediata la reazione della destra. La Lega insorge e con il partito anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto mentre dalla sinistra, la segretaria dem Elly Schlein mostra soddisfazione per la scelta intrapresa dal governatore uscente.
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Tori si dimette: la reazione della destra
La decisione di Toti non lascia indifferente il mondo della politica. Durissima la reazione della Lega. On una nota si legge: “In Liguria siamo di fronte all’ennesimo tentativo di sovvertire il voto popolare usando inchieste e arresti. La Lega non si fa intimidire e i cittadini sapranno rispondere democraticamente riconfermando il centrodestra che ha rilanciato la Regione da tutti i punti di vista“. Sulle dimissioni interviene anche il ministro Crosetto che afferma: “Un cittadino incensurato e tutt’ora innocente si è dovuto dimettere per poter sperare di essere libero e poter ottenere nuovamente i suoi diritti costituzionali. Da questa vicenda esce sconfitta la Giustizia e si palesa una rattristante debolezza della Politica, quella con la P maiuscola, quella che sa difendere i principi e non solo gli amici più prossimi o i cerchi magici“.
Su X Crosetto continua: “Noto troppa sudditanza, quasi paura, nei confronti di un potere delle Stato che non dovrebbe incutere alcun timore alle persone oneste. Forse perché sanno che in Italia non basta essere onesti per sentirsi tranquilli. Perché la storia ci ha dimostrato che l’onestà magari emerge dopo 10, 15 o 20 anni. Io invece mi ostino a credere che occorra fare battaglie di principio, senza paura. Perché la paura di una ritorsione non è un sentimento che può avere spazio in una democrazia vera e matura“.
Toti si dimette: le parole di Calenda
Alla notizia delle dimissioni, il leader di Azione Carlo Calenda spinge in controtendenza al suo ex-socio Matteo Renzi e scrive su X: “Toti è un nostro avversario. La valutazione sulla sua gestione è negativa. I profili di conflitto di interessi sono quanto di più estraneo alla prassi di Azione si possa immaginare. Ma forzare le dimissioni di un governatore attraverso l’imposizione di misure cautelari a pioggia è indegno di uno Stato di diritto. Così come indegno è usare le inchieste come fondamento di un confronto politico. Non è stata un bella pagina per la democrazia italiana“.
Schlein: “Dimesso ma con grave ritardo”
Di tutt’altro avviso è la segretaria del Partito democratico Elly Schlein che afferma: “Finalmente Giovanni Toti si è dimesso, anche se con molto ritardo. Sono passati 80 giorni in cui la Liguria è stata ferma, paralizzata, tenuta a i domiciliari con lui“. Per il volto del Nazareno è l’occasione per restituire la parola ai cittadini e alle cittadine liguri. “È l’occasione per le forze alternative alla destra per costruire un progetto che guardi al futuro della Regione e che sia all’altezza delle emergenze che li’ vanno affrontate“.
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