Alla vigilia della Giornata Internazionale della donna, il Consiglio dei ministri del governo Meloni ha preso una decisione che il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha definito “epocale“. Il “Femminicidio” potrebbe non essere più solo la terminologia utilizzata per descrivere la morte di una donna per mano di un uomo, ma diventa una vera e propria “fattispecie penale“, cioè un reato specifico che può essere punito con l’ergastolo.
L’esecutivo, quindi, continua a stringere le maglie sui reati in merito alla violenza di genere. Sul tavolo del Consiglio dei Ministri è arrivato il disegno di legge che prevede l’introduzione del delitto di femminicidio e “altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e per la tutela delle vittime“. Il provvedimento presentato dai Ministeri di Giustizia, Interno, Famiglia e Riforme istituzionali, è stato l’unico punto all’ordine del giorno, oltre a leggi regionali e varie ed eventuali.
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Il ddl è stato dunque approvato ed ora passerà all’esame del Parlamento. “Un altro passo in avanti nell’azione di sistema che il governo sta portando avanti fin dal suo insediamento“, ha dichiarato soddisfatta il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ricordando poi le statistiche preoccupanti riguardanti i femminicidi compiuti nel nostro Paese. “Si tratta di una novità dirompente, non solo giuridica ma anche sul piano culturale“, ha sostenuto la ministra per la Famiglia e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, chiarendo che l’obiettivo finale del governo è quello di produrre “un mutamento culturale“.
Ddl Femminicidio, cosa prevede
Secondo quanto si apprende, il disegno di legge prevede aggravanti e aumenti di pena per i reati di maltrattamenti personali, stalking, violenza sessuale, revenge porn e considera anche le pratiche di mutilazioni degli organi genitali femminili. Inoltre, sono previsti inasprimenti delle pene per coloro che provocano lesioni permanenti al viso, ad esempio causate da acido, oppure per chi compie omicidi preterintenzionali o interruzioni di gravidanza non consensuali. Il ddl, poi, riguarda i reati compiuti nella sfera sessuali, compresi abusi e violente.
Si tratta, purtroppo, di situazione che troppe volte si sono verificate in Italia e che hanno acceso un faro sulle presunte mancanze legislative sul settore. Proprio in questo senso, quindi, agisce il disegno di legge, che si prefigge di divenire il cambiamento tanto atteso dalle donne. Un tentativo di spaventare coloro che sono intenzionati a compiere questi gesti, oltre a garantire una giustizia adeguata a coloro che li subiscono.
Per quanto riguarda l’azione dei magistrati, il ddl prevede che i pm ascoltino direttamente le vittime, senza delegare l’audizione alla polizia giudiziaria. Vengono inoltre limitati i benefici penitenziari per coloro che compiono questi crimini ed è introdotto il diritto per le vittime di essere avvisate anche dell’uscita dal carcere dell’autore condannato a seguito di concessione di misure premiali.
Come spiegato dal ministro Carlo Nordio, il ddl riserva una certa attenzione alla vittima, che sarà ascoltata in varie fasi, a partire dalle indagini fino alla liberazione del suo aggressore. Il suo parere non sarà vincolante ma sulla base delle sue dichiarazioni, il magistrato fornirà le motivazioni delle sue decisioni.
Femminicidio, l’annuncio del 25 novembre
Lo scorso 25 novembre, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, alcuni ministri avevano annunciato che entro l’8 marzo sarebbe stato presentato un “Testo unico sulla violenza di genere“, che sembrava sarebbe potuto essere approvato dal Cdm, istituendo un tavolo dedicato e ispirato dai lavori della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio.
In realtà, “c’è un Comitato tecnico che sta ponderando il processo narrativo di queste norme“, spiega Martina Semenzato, Presidente della Commissione annunciando che, non appena il testo unico avrà trovato “la sua genesi normativa“, la Commissione vorrebbe essere promotore di un testo illustrato da divulgare attraverso le scuole.
Attualmente, quindi, i lavori in merito ad un testo compilativo sui vari provvedimenti adottati finora, sia dal punto di vista penale che di empowerment femminile, non sarebbero ancora giunti al termine.
Femmicidio, l’ultima stretta
Braccialetto elettronico, distanziamento fissato a 500 metri dall’abitazione della vittima ma anche nei luoghi che abitualmente frequenta, ammonimento e arresto in flagranza differita con la produzione di video e foto. Erano questi gli interventi normativi dell’ultima stretta che era stata approvata della Legge Roccella, Nordio e Valditara con cui, infatti, erano già state rafforzate le misure cautelari.
Tale provvedimento aveva l’obiettivo di ridurre i tempi di tutte le fasi dei procedimenti. Sarebbero, difatti, previsti 30 giorni per il pubblico ministero per poter valutare il rischio e decidere la necessità delle misure cautelari, e altri 30 giorni perché il giudice possa poi metterle in atto. Al momento, inoltre, la vittima o gli eredi, in caso di bisogno hanno la possibilità di chiedere una provvisionale sulla liquidazione definitiva dell’indennizzo proprio per consentire a chi è stato offeso di non dover attendere la fine dell’iter giudiziario.
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