La premier Meloni porta il documento economico al Consiglio dei ministri: crescita prevista di poco inferiore all’1%, deficit sempre alto ma in calo alle stime di autunno
Parola d’ordine prudenza, perché da qui alla fine dell’anno restano ancora troppe incognite. Così la premier Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti porteranno oggi pomeriggio il Def al Consiglio dei ministri. Un documento improntato alla cautela che, archiviato al momento il rischio recessione, registrerà una crescita di poco inferiore all’1%, allo 0,9% tendenziale, più robusta dello 0,6% previsto con la Nadef. E un deficit al 4,35%, sempre alto rispetto al fatidico 3% ma in calo rispetto al 4,5% stimato in autunno.
Quel 4,5% potrebbe però rimanere nel quadro programmatico, per iniziare a disegnare uno spazio di azione (2-3 miliardi per ora) per le scelte di politica economica che saranno adottate con la prossima manovra. Subito dopo il varo del Def, il ministro dell’Economia volerà a Washington per la settimana degli spring meeting del Fondo Monetario internazionale.
Le tensioni internazionali
Anche la crescita globale risente delle tensioni geopolitiche, come emergerà dagli incontri primaverili della Banca Mondiale e del Fmi che mercoledì diffonderà le previsioni di primavera. Tanto che l’economia mondiale, come ha già anticipato il direttore generale del Fmi, Kristalina Georgieva, crescerà meno del 3% nel 2023. Secondo le stime di Roma comunque, l’Italia continuerà comunque a crescere nonostante le diverse incognite legate alla guerra in Ucraina, al surriscaldamento dei prezzi al consumo trainati dai prezzi dell’energia, con le quotazioni petrolifere schizzate di recente dopo la decisione dell’Opec di tagliare la produzione di greggio proprio per fermare la caduta delle quotazioni internazionali. Una situazione complessiva che continua a spingere le banche centrali a stringere sul costo del denaro alzando i tassi di interesse e che il Fondo monetario internazionale fotograferà in settimana con la diffusione delle previsioni di primavera che dovrebbero comunque vedere un Pil mondiale in contrazione, con una crescita complessiva del 3%. Una situazione quella della stretta sul costo del denaro che sembra ancora non allentarsi.