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Decreto flussi, via libera dal Cdm: in tre anni 500mila immigrati regolari nel Paese

Si tratterà di lavoratori stagionali e non, colf e badanti che andranno a sopperire la mancanza di forza lavoro in determinati settori. Una boccata d'aria fresca per la manodopera italiana, come sottolineato da Coldiretti, e al contempo un provvedimento insufficiente, come descritto da Riccardo Magi di +Europa

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Il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo Decreto Flussi per il triennio 2026-2028. Un provvedimento già osteggiato a priori dalle opposizioni, che lo hanno definito non adatto a sopperire ai bisogni del Paese, perché non accompagnato da una riforma strutturale della concessione dei permessi di soggiorno e di lavoro. Il decreto, che prevede l’entrata in Italia di 500mila lavoratori stranieri in tre anni, è necessario per permettere di respirare ad un settore, come quello della filiera produttiva, che è ormai sovraccarico.

Lo spiega la stessa nota del Cdm con cui è stata annunciata la decisione dei ministri. L’obiettivo del decreto è “consentire l’ingresso in Italia di manodopera indispensabile al sistema economico e produttivo nazionale e altrimenti non reperibile“. Un provvedimento che l’esecutivo definisce più che necessario e che si articola sulla base di un meccanismo di immigrazione che è “legale e controllato“, anche grazie all’attivazione di canali di comunicazione con i Paesi di origine dei flussi migratori.

Allo stesso tempo, almeno secondo l’analisi del governo Meloni, questo stesso decreto dovrebbe divenire uno strumento di deterrenza per l’immigrazione e la permanenza illegale nel Paese, così come per lo sfruttamento dei lavoratori. Per quanto riguarda le quote dei lavoratori a cui sarà permesso l’ingresso, queste saranno decise in base al fabbisogno espresso dalle parti sociali e dalle domande di nulla osta al lavoro presentate negli anni scorsi. Il proposito è stato quello di creare un provvedimento che fosse realmente in grado di rispondere alle esigenze delle imprese in maniera realistica e non eccessiva.

Nello specifico, quindi, è previsto l’ingresso di 230.550 per lavoro subordinato non stagionale e autonomo, 267mila per lavoro stagionale nei settori agricolo e turistico. I flussi saranno spalmati nel corso dei tre anni, con 164.850 quote per il 2026, 165.850 per il 2027 e 166.850 per il 2028. Si prevede l’entrata nel Paese di stagionali, non stagionali, colf e anche badanti. Lavoratori fondamentali per la sopravvivenza della Nazione e troppo spesso dati per scontati.

Le reazioni al nuovo decreto Flussi

Lo ha confermato anche Coldiretti, commentando la decisione presa dal Consiglio dei ministri. Secondo l’Associazione il provvedimento rappresenta un importante passo in avanti per garantire la disponibilità di lavoratori nei campi e quindi la produzione alimentare italiana.

Grazie al decreto Flussi, infatti, la quota complessiva di stagionali agricole gestite dalle associazioni arriverà a 47mila, ovvero un numero che risponde realmente alla domanda del Paese. Coldiretti ha però ricordato che il decreto, per essere efficace non deve dare il nulla osta a stagione di raccolta finita, ma deve avere un processo più veloce, anche attraverso il coinvolgimento diretto dei consolati.

Meno speranzose le parole di Riccardo Magi di +Europa, che ha sottolineato l’inefficacia del decreto così come stilato dal Consiglio dei ministri. Secondo il deputato, infatti, affinché questo sia realmente utile al Paese deve essere accompagnato da una riforma della legge Bossi-Fini, che lega il permesso di soggiorno al possesso di un regolare contratto di lavoro in Italia.

Secondo Magi, questo legame sarebbe ad oggi troppo restrittivo e dovrebbe quindi essere modificato per rispondere alle domande del tempo attuale. “Bisogna farlo in fretta realizzando un meccanismo più elastico per l’incontro tra offerta e domanda di lavoro e consentendo a determinate condizioni e in modo permanente la regolarizzazione di chi è già in Italia“, ha spiegato il leader di +Europa, bocciando la nuova strategia del governo Meloni.

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