Il disegno di legge sulla Sicurezza potrebbe avviarsi verso uno sprint finale necessario a far rispettare i tempi per l’approvazione del provvedimento, che deve essere discusso entro il 5 agosto e votato a settembre. Un’accelerazione che però non è stata accolta positivamente dal centrosinistra che continua a nutrire numerosi dubbi sul contenuto del ddl, soprattutto a seguito del giro di vite presentato dalla Lega.
Sono numerosi gli emendamenti presentati dal partito di Matteo Salvini che secondo le opposizioni sarebbero in contrasto con le norme contenute nella nostra Costituzione e in quanto tali sarebbero lesive della libertà e dei diritti dei cittadini italiani. Le discussioni sul disegno di legge, quindi, si preannunciano infuocate e gli scontri tra maggioranza e opposizioni potrebbero quindi rallentare la tabella di marcia proposta dal centrodestra. Secondo il calendario presentato il provvedimento sarà discusso tra oggi e domani per velocizzarne il processo di approvazione.
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I nodi più complessi da sbrogliare riguardano alcuni provvedimenti che non soddisferebbero il centrosinistra: la castrazione chimica per chi compie reati di stupro, il reato di integralismo islamico e molti altri. Alcuni esponenti delle opposizioni, quindi, hanno deciso di commentare lo sprint del governo, criticandolo e sottolineando la pericolosità di un voto affrettato e non comprensivo dei pericoli che il provvedimento potrebbe portare con sé.
Ddl Sicurezza, Zaratti: “Oltre che il metodo, preoccupa anche il contenuto“
Tra i primi a commentare la decisione di accelerare l’iter di approvazione del ddl Sicurezza c’è Filiberto Zaratti, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra nella Commissione Affari Costituzionali, che ha definito “non urgenti“ le norme contenute nel provvedimento. “La maggioranza intende andare avanti per chiudere il ddl sicurezza senza nessuna buona ragione di urgenza” ha infatti dichiarato il capogruppo, sostenendo che gli esponenti del suo partito sono preoccupati “dai contenuti di questo disegno di legge che oscillano tra il razzismo e la fobia securitaria“.
Secondo il deputato di Avs “gli istinti peggiori della destra italiana trovano attuazione in questo provvedimento, dalla castrazione chimica all’odio verso le detenute madri“. Parole durissime che trovano il loro specchio in quanto dichiarato dai capigruppo democratici nelle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia alla Camera, Simona Bonafè e Federico Gianassi, che hanno sostenuto che il ddl contenga “norme sbagliate e pericolosissime” e che per questo “la maggioranza dovrebbe fermarsi e non accelerare“.
I due capigruppo hanno definito la proposta “incomprensibile” perché molti emendamenti contenuti nel provvedimento non sarebbero ancora stati discussi e sembrerebbe che l’accelerazione sia necessaria solamente a “risolvere i problemi interni alla maggioranza“. I democratici, poi, commentano la vicenda ricordando che il ddl è stato approvato nel governo nel novembre 2023, periodo piuttosto lontano che testimonierebbe come il ddl “non presenti alcun elemento di urgenza“. I deputati del Pd, infine, chiudono la loro nota ribadendo: “Nel corso dell’esame, il ddl è stato riempito di norme bandiera che lo rendono adesso un testo estremamente sbagliato, pericoloso e con gravi elementi di incostituzionalità“.
Il giro di vite della Lega
Gli emendamenti presenti dalla Lega al ddl Sicurezza hanno riguardato prevalentemente argomenti cari al centrodestra, come il Daspo urbano, previsto per le stazioni di trasporto pubblico anche a denunciati o condannati ma non in via definitiva negli ultimi cinque anni, e la castrazione chimica per chi ha compiuto reati di stupro. Misure che però hanno sin da subito preoccupato il centrosinistra che ritiene il giro di vita dei leghisti piuttosto stretto e soprattutto incostituzionale.
“La febbre securitaria della destra produce mostri: praticamente basta una denuncia negli ultimi 5 anni per alcuni reati, anche contro il patrimonio, per poter essere sottoposto al Daspo del questore, con la limitazione di diritti costituzionali” ha sostenuto il capogruppo di Avs in commissione Giustizia Devis Dori, lo scorso giugno. Della stessa opinione anche la capogruppo del M5S in Commissione Giustizia, Valentina D’Orso che ha dichiarato: “Si tratta di norme scritte malissimo, pericolosissime, volutamente indeterminate e che lasciano un enorme spazio di discrezionalità alla Polizia giudiziaria“.
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