L’esame del ddl Sicurezza è ripreso questa notte alla Camera, tra lo sdegno delle opposizioni e la fretta della maggioranza, che vorrebbe chiudere il tavolo di lavoro il prima possibile. Così, viene deciso di procedere per tempi contingentati, con il centrosinistra che ha a disposizione prima 3 minuti per esporre i suoi emendamenti e dopo la mezzanotte addirittura un solo minuto. Le opposizioni, quindi, insorgono e qualcuno grida nuovamente alla “dittatura della maggioranza“. Ad infuocare gli animi, in particolare, c’è il contenuto del ddl perché alcune delle norme in esso contenuto potrebbero, secondo il centrosinistra, addirittura ledere i diritti umani.
Nella notte, però, avviene il colpo di scena: la Lega ritira alcuni degli emendamenti maggiormente divisivi. Si tratta della norma sul reato di integralismo islamico, quella sulle prediche solo in lingua italiana e quella sulla castrazione chimica per chi compie reati di stupro. Su quest’ultima, però, la Lega non molla e i suoi deputati dichiarano di avere intenzione di procedere con un altro tavolo di lavoro per affrontare solo tale vicenda. Immediata la reazione dei democratici, con Simona Bonafé, Matteo Mauri e Federico Gianassi che hanno sostenuto: “Erano norme di pura propaganda, i dietrofront si fanno di notte, nella vergogna“.
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Nella mattinata di oggi, però, è arrivata l’ennesima sorpresa, che stavolta non ha fatto tirare un sospiro di sollievo al centrosinistra. Tra le proposte di modifica approvate c’è anche la stretta sulla cannabis light che, di fatto, la equipara a quella non light. Non passa invece la proposta di vietare l’immagine della pianta di canapa per fini pubblicitari. “Il governo Meloni ha appena ucciso il settore della cannabis light nel nostro Paese” ha sottolineato Riccardo Magi di +Europa, aggiungendo: “Il governo Meloni, in preda alla furia ideologica, cancella una filiera tutta italiana, 11mila posti di lavoro. E pensano anche di aver fatto la lotta alla droga…“.
Le proteste delle opposizioni
Il centrosinistra ha iniziato a protestare contro le modalità di esame del ddl Sicurezza già da ieri, quando la maggioranza ha deciso che per rispettare i tempi di approvazione del ddl era necessario procedere con un contingentamento dei tempi. “La maggioranza dovrebbe fermarsi, non certo accelerare” hanno dichiarato i capigruppo del Pd, sostenendo che “il ddl Sicurezza contiene norme sbagliate e pericolose ed è inaccettabile che i due presidenti delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera abbiano deciso di imporre, ancora una volta, una vera e propria dittatura della maggioranza che è finalizzata a impedire un esame approfondito“.
Della stessa opinione anche il capogruppo di Avs in Commissione Giustizia Davis Dori, che ha definito “una vergogna” il contingentamento dei tempi e che ha criticato la maggioranza, sostenendo che questa accelerazione è necessaria “solo per poter andare in Aula entro la pausa e poter contingentare i tempi alla ripresa a settembre“. Dori poi attacca frontalmente il governo, dichiarando: “Il loro obiettivo è strozzare ogni dibattito in commissione. Una folle corsa insonne verso la compressione dei diritti“.
FdI: “La sinistra pregiudiziale verso ogni misura per lo Stato di diritto“
A seguito della notta di lavori, sembrerebbe che i capigruppo dell’opposizione abbiano parlato con il presidente della Camera Lorenzo Fontana proprio per criticare il comportamento tenuto dalla maggioranza alla Camera. Filiberto Zaratti di Avs ha denunciato un atteggiamento “aggressivo da parte del centrodestra“, così come alcune deputati del Pd che hanno descritto “momenti di forte tensione, anche a fronte di intimidazioni e minacce nei confronti dell’opposizione“. Nel frattempo è stato riunito un ufficio di presidenza della commissione che dovrebbe stabilire come procedere visto che mancano ancora decine di emendamenti al termine, nonostante il contingentamento dei tempi.
Per cercare di smorzare le polemiche ha preso parola Alessandro Urzì, capogruppo di FdI in commissione affari costituzionali della Camera, che ha sostenuto: “La sinistra mostra un grado di allergia alle politiche per la sicurezza“. Urzì ha poi sottolineato che le misure contenute nel ddl hanno l’obiettivo di “restituire agli italiani il diritto di poter contare su uno Stato presente“, ma gli ostacoli posti dal centrosinistra dimostrano che “le opposizioni hanno un approccio ideologico e pregiudiziale verso ogni misura che miri ad assegnare al nostro Paese il pieno titolo di Stato di diritto“.
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