Tra tre giorni scadrà l’ultimatum sui dazi e l’Unione europea potrebbe essere colpita con dazi al 20% sulle proprie esportazioni degli Stati Uniti o, nella migliore delle ipotesi, con tariffe al 17% sui prodotti agricoli acquistati dagli Usa. A Bruxelles gli animi restano speranzosi: la delegazione guidata da Maros Sefcovic, commissario per il Commercio Ue, potrebbe riuscire a chiudere un’intesa prima del 9 luglio, ma per il momento le trattative sono blindate.
Donald Trump, intanto, ha annunciato di aver preparato ben 12 lettere, indirizzate a 12 Paesi differenti, con le linee guida sulle nuove tariffe. Queste saranno spedite lunedì e fin a quel momento non verranno rivelati i dettagli delle cifre e delle percentuali dei dazi. Rimane comunque aperta la possibilità di accordi last minute e la delegazione europea continua a cercare in tutti i modi di firmare un’intesa che garantisca dazi generalizzati al 10%.
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Una cifra che non dovrebbe creare eccessive problematiche ai Paesi membri, ma che comunque non sembra piacere affatto agli Stati Uniti. Lo scorso venerdì è stata infatti avanzata l’ipotesi di tariffe al 17% per il solo comparto agricolo. Una notizia che ha alzato un polverone in Italia, viste le problematiche che queste tariffe potrebbero provocare all’export alimentare, tra i più forti nel nostro Paese.
A Palazzo Chigi, intanto, inizia a regnare il pessimismo. “Siamo lontani da un accordo, la partita è complicata“, hanno dichiarato fonti vicine al dossier. Nel corso della serata di apertura del Forum in Masseria di Bruno Vespa, il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha dichiarato di nutrire fiducia nei negoziati e di non potersi esprimere in quanto spetta prettamente a Bruxelles gestire la questione. Il premier ha però annunciato di aver avuto un colloquio telefonico con Donald Trump in cui il dossier dei dazi sarebbe stato affrontato.
Meloni e i possibili colloqui con Trump e Von der Leyen sui dazi
Ora, di fronte alle difficoltà dell’Ue a chiudere un accordo, Meloni potrebbe essere pronta a scendere nuovamente in campo. Ormai da mesi, il governo attuale ha vantato un ruolo da ponte tra Vecchio e Nuovo continente anche in considerazione degli ottimi rapporti esistenti tra il Capo del governo e il tycoon. Meloni starebbe quindi valutando la possibilità di contattare nuovamente Trump con l’obiettivo di convincerlo a giungere ad un’intesa con l’Ue prima del 9 luglio.
Il premier vorrebbe infatti ricordare al Tycoon l’importanza di mantenere aperti i canali di comunicazione con l’Europa, tenendo quindi unite le due sponde dell’Atlantico. La leader di FdI è consapevole delle difficoltà che questo piano porta con sé, anche in considerazione delle convinzioni di Trump che vorrebbe riportare la produzione in America e rafforzarne quindi la manifattura.
Prima del contatto con Trump, è possibile che Giorgia Meloni contatti anche la presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen. Quest’ultima, infatti, ha il compito di gestire le volontà di tutti e 27 i Paesi membri. Anche se la trattativa sui dazi è una prerogativa di Bruxelles, Von del Leyen non può permettersi affatto di deludere la comunità europea.
L’Ue si prepara all’ipotesi No Deal: qual è la proposta di Fitto sul Pnrr
Intanto, l’Unione europea si prepara alla possibilità di non ottenere alcun accordo prima del 9 luglio. Il ministro dell’economia francese, Eric Lombard, ha dichiarato che nel caso in cui non venga raggiunta un’intesa, allora l’Europa “dovrà senza dubbio reagire con maggiore vigore per ristabilire l’equilibrio“. L’Ue sta quindi valutando la possibilità di introdurre contro dazi dal valore di 90 miliardi di euro sulle merce americane esportate nei Paesi membri.
“Dobbiamo proteggere la nostra industria“, ha continuato Lombard, sottolineando che l’industria Ue è sotto attacco e rischia di sprofondare sotto i colpi di Usa, Cina e Russia, che potrebbero conquistare il mercato mondiale. Di fronte a tale evenienza si è mobilitato anche il vicepresidente della Commissione europea, Raffaele Fitto, che ha riproposto la possibilità di sostenere i settori colpiti dai dazi con i fondi contenuti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Un’ipotesi che era stata presentata alcuni mesi fa e poi messa nel cassetto di fronte alle trattative intavolate con gli Stati Uniti. “La qualità della spesa è fondamentale per dare una logica efficace a queste risorse, e la flessibilità, cioè spendere le risorse in base al nuovo scenario, è decisiva“, ha spiegato Fitto nel suo intervento al Forum in Masseria. Nel caso italiano, il governo ha a disposizione 194 miliardi a cui aggiungere i 43 miliardi derivanti dalla Politica di coesione.
Il piano potrebbe scattare nel momento in cui l’intesa con gli Usa si rivelasse impossibile da raggiungere. Al momento comunque si continua a confidare nelle prossime 72 ore che potrebbero essere decisive nella costruzione di un nuovo rapporto commerciale con gli Stati Uniti. La partita è quindi ancora aperta e Sefcovic e la sua squadra hanno in mano la partita fondamentale del secondo mandato di Ursula Von der Leyen a capo dell’Ue.
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