“La spada di Damocle per il prossimo anno, è il ritorno alle regole primarie del Patto di stabilità“. Lo afferma il ministro della Difesa Guido Crosetto, in un’intervista a Repubblica, parlando della revisione delle regole fiscali europee. “In un momento di crisi economica e industriale come questo, credo sia impossibile portare i bilanci degli Stati al rispetto dei parametri ordinari. È necessario cambiare la natura della discussione: il mondo è cambiato. Il tema – prosegue Crosetto – è il futuro dell’Europa – spiega – e non il valore del deficit da rispettare”.
“Sono in corso grandi cambiamenti: dalla transizione ecologica, alla carenza di materie prime, fino all’avanzamento dei Brics impongono la ridefinizione dei parametri del Patto di stabilità dal puro ragionamento tecnico. Urge – spiega il ministro – necessariamente guardare la politica da un punto di vista “macroeconomico”, con lo sguardo volto almeno ai prossimi 10-15 anni“.
“Abbiamo bisogno di un mix di soluzioni – continua il ministro della Difesa – se vogliamo attrarre investimenti fondamentali per il futuro dell’Ue, come la transizione industriale e digitale o altre spese, allora dobbiamo escludere questi investimenti dal Patto di stabilità“.
“Serve anche un approccio da statisti, non da miopi: sui giornali leggo – afferma Crosetto facendo riferimento alla Manovra – che mancano 20 miliardi, ma la manovra si fa sulla Nota di aggiornamento al Def. Attenderei – spiega – quella per capire le effettive esigenze di politica economica”.
“Il punto fondamentale è focalizzarsi – sottolinea Crosetto – non soltanto sulle risorse da trovare, ma sulla costruzione di un humus economico per spingere gli investimenti e far crescere il Pil. Dunque non è necessario mirare solamente sulla spesa pubblica, ma far sì che cresca la ricchezza privata… In quanto le manovre non sono un’operazione di cassa“.
“Bisogna mettere in sicurezza la parte del Paese che rischia di morire. Se non ci sono soldi per tutti – conclude Crosetto – e ho una famiglia con cinque figli scelgo di aiutare il figlio più debole“.